"Su sàmbini est su pròpiu, esti arrùbiu biu/Intendu ca est sunfrendi tipu fradi miu", e cioè "ll colore del sangue è lo stesso, è rosso vivo, sento la sua sofferenza come se fosse mio fratello".

La lingua sarda abbinata al reggae per parlare della discriminazione razziale e per invitare all'empatia. I Train To Roots lanciano il singolo "Oi" (Inri) con un videoclip che segue di qualche settimana l'altro singolo "Denaro" e precede il prossimo disco, in uscita per l'autunno.

Simone Pireddu, alias Bujumannu, voce dei Train To Roots, e autore del brano insieme al tastierista Antonio Leardi-Papant'ò, spiega: "Mi è capitato di conoscere rifugiati e parlare con loro, ascoltarli e conoscerne le storie, disperate e piene di dolore. Ogni essere umano ha il diritto di vivere in pace ed in armonia e di non sentirsi solo ed abbandonato, sono diritti che non hanno e non dovrebbero avere un colore. Abbiamo tutti lo stesso sangue, che è di un colore rosso vivo e abbiamo tutti il dovere di aprire il cuore di fronte ad un persona sola, disperata, che sogna la pace e di vivere una vita dignitosa".

Il testo della band sassarese recita ancora: "Nosu seus nascius po bivi a prenu custa vida/Sighendi unu bisu chentz'e nexi, bivendi sèmpiri in paxi", "Siamo nati per vivere appieno questa vita, seguendo un sogno, senza colpe, vivendo sempre in pace".

Il chitarrista Stefano "Stiv" Manai aggiunge: "È un chiaro richiamo alla coscienza di ciascuno e alla ricerca dentro di noi delle motivazioni che hanno portato a questo declino, iniziando dai potenti e dai politici che noi tutti insieme abbiamo mandato a governare e decidere del nostro futuro dei nostri paesi, che ci stanno abbandonando e mettendo l'uno contro l'altro: poveri contro i più poveri, disperati contro altri disperati, un gioco fondato sulla malvagità e sulla mancanza di rispetto delle leggi umanistiche e di difesa del nostro pianeta".

IL BRANO:

© Riproduzione riservata