SAN GAVINO Contro il logorio della vita moderna non basta bere un amaro, come suggeriva tanti anni fa Carosello. Assai meglio prendere una decisione. Marco Pisu, 57 anni, di Sant'Antioco ma residente da tempo a San Gavino (insegnava Lettere e Storia nel liceo a 290 metri da casa), ex assessore comunale all'Istruzione, 11 anni fa si è riunito al vertice con la moglie Paola Marras (55 anni) e il primogenito Giaime, che ora ne ha 27. E l'hanno presa, quella decisione: «Allunghiamo un po' il percorso casa-scuola?». Così, aggiunti 6.640 chilometri e vinto il concorso, si è ritrovato nella scuola statale italiana di Asmara, capitale dell'ex colonia Eritrea.

Una nuova vita

"Prestato" dal ministero dell'Istruzione agli Esteri, moltiplicato lo stipendio nella sede disagiata, sono rinati lui e la moglie ed è nato (senza il "ri") Leonardo, il secondogenito ora undicenne. L'Eritrea non è un paese libero: «Se devi andare fuori città devi chiedere il permesso: non sempre arriva. E siccome non consente la permanenza di stranieri per oltre cinque anni, sono stato trasferito in un'altra scuola statale italiana: ad Addis Abeba», capitale dell'Etiopia, altra ex colonia. È stato anche commissario all'esame di Stato nelle scuole italiane di Colonia, Il Cairo, Algeri e Lagos. «Avrei potuto scegliere una cattedra ad Atene, Belgrado, Romania o Brasile, ma sarebbe mancato il gusto dell'avventura. E poi, gli africani sono meravigliosi».

Marco Pisu ad Addis Abeba durante la visita di Mattarella nel 2017 (archivio L'Unione Sarda)
Marco Pisu ad Addis Abeba durante la visita di Mattarella nel 2017 (archivio L'Unione Sarda)
Marco Pisu ad Addis Abeba durante la visita di Mattarella nel 2017 (archivio L'Unione Sarda)

L'aspettativa

Conclusi i nove anni all'estero, il docente ha scelto Bassano del Grappa ma no, non ci va: in aspettativa, dirige l'ultima scuola privata ancora gestita dall'Eni. È a Pointe Noire, Repubblica del Congo, dove la moglie Paola insegna alla materna. Pisu riassume: «Ho studenti figli di italiani, congolesi, indonesiani, yemeniti e libanesi. Stipendio superiore che in Italia», ma non certo paragonabile a quello di docente statale all'estero, da dove riceve ancora proposte per lui e per la moglie.

Vantaggi e sacrifici

«Ad Asmara, ci è capitato di ospitare per cena a casa tre ambasciatori nella stessa sera», sorride Pisu, «ma anche di non avere energia elettrica per dodici giorni filati, mentre di norma c'era per otto ore al giorno. Il nostro medico di famiglia era un veterinario cubano, se i farmaci non erano reperibili chiedevo agli ambasciatori, talvolta chiedevano loro a me: ci si arrangiava». Pochi i collegamenti aerei, «per di più con velivoli che ci richiedevano fede e speranza». In Eritrea erano considerati ricchi: «In casa abbiamo assunto ogni tipo di collaboratore inutile, compresi due giardinieri: giusto per dar loro una paga». Attenzione, però, a quel che si dice in classe: «Si può parlare di tutto tranne che di politica, religione e soldi. Come se si potesse insegnare la Storia senza menzionarli. Qualche studente riferiva ciò di cui parlavo, così mi tenevo al limite».

Filosofia di vita

Eritrea, Etiopia, ora Repubblica del Congo non sono per tutti: «Impari ad apprezzare le cose semplici, anche avere l'acqua che esce dal rubinetto, e si coltiva la modestia», analizza Pisu. In Africa «abbiamo lasciato legami con persone e dimenticato il pessimismo: l'africano sa che il sole sorgerà anche domani e non si pone troppi problemi, considerati inutili complicazioni. È finita che ci hanno, loro, migliorato il carattere. Dopo un primo periodo, nemmeno ti accorgi che il tuo interlocutore ha un colore della pelle diverso. E poi c'è ancora un grande rispetto per gli insegnanti e sai di poter contribuire a fare la differenza per i tuoi studenti. Mio figlio Giaime vive e lavora a Londra: siamo andati a trovarlo e abbiamo deciso di cenare in un ristorante etiope. Lì sono entrati tre miei ex studenti che si stanno laureando nel Regno Unito: sono stati riconoscenti perché, con gli altri colleghi, abbiamo garantito loro una preparazione che consentisse una laurea all'Università di Londra. Mi hanno commosso», conclude Marco Pisu: «Ero partito per cercare emozioni. Le ho trovate».

Luigi Almiento
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