Se è vero, come diceva Winston Churchill, che occorre avere coraggio per alzarsi e parlare, ma anche per sedersi e ascoltare, Vanessa Mele è una di quelle ragazze che certifica alla perfezione la bontà dell'aforisma. Nonostante abbia solo 26 anni e malgrado sconti sulla sua pelle il dazio dell'orrore, oggi è una donna professionalmente affermata, coinvolgente e culturalmente poliedrica per vocazione: diventata criminologa lavora per la Giustizia britannica.

Aveva sei anni quando il padre, la guardia forestale Pier Paolo Cardia, uccise a Nuoro con un colpo di pistola - era il 3 dicembre 1998 - sua madre. Si chiamava Anna Maria Mele, aveva 42 anni e combatteva contro un tumore al seno; il suo nemico letale fu chi le giurò amore eterno: un killer più spietato del male che le stava fiaccando il corpo.

OLTRE IL DOLORE - "Grazie agli zii materni a casa dei quali (a Mamoiada) andai a vivere dopo l'omicidio di mia madre - racconta Vanessa - ho avuto un'infanzia felice e un'adolescenza serena. Sono fortunata: per indole tendo a custodire solo i ricordi sereni; quell'avvenimento spaventoso fa sì parte del mio Dna interiore, ma ho voluto confinarlo in un cantuccio".

Appena diventata maggiorenne si liberò del cognome dell'assassino, adottando quello materno. "Non volevo consentire a chi mi fu genitore solo anagraficamente di tramandare l'obbrobrio del suo gesto, condizionandomi il prosieguo dell'esistenza. È stata una scelta meditata e nevralgica. La mia famiglia è quella che mi ha cresciuto: zio e zia sono il mio babbo e la mia seconda mamma".

L'altro avvenimento fondamentale fu la battaglia civile che ingaggiò allorché Pier Paolo Cardia, una volta tornato in libertà dopo aver scontato solo nove dei quattordici anni ai quali era stato condannato, ottenne la pensione di reversibilità della moglie che aveva ammazzato. "Mi apparve una vergogna inaccettabile. Era uno scandalo che non potevo tollerare. E alla fine ce l'ho fatta"..

BATTAGLIA LEGALE - Sull'onda del clamore suscitato dalla sua denuncia, nel luglio del 2011 il Senato approvò, colmando un vuoto normativo, il disegno di legge n. 2417 che fece decadere per gli uxoricidi il diritto di percepire il trattamento economico che prima spettava loro in quanto superstiti delle spose trucidate.

L'IMPEGNO DI UNA VITA - "L'iter scolastico che ho scelto - continua - è figlio del mio vissuto. Il desiderio di apprendere gli assiomi della disciplina che studia i delitti, nasce dalla vicenda che ha segnato la mia vita". Dal settembre 2016 Vanessa vive a Manchester, dove da quattro mesi (mettendo a frutto la maturità classica ottenuta al liceo Asproni di Nuoro e la laurea in criminologia conseguita appena 21enne all'università gallese di Aberystwyth) ricopre l'incarico di probation Officer, una figura ignota nel sistema giudiziario italiano. "È un ruolo delicato, svolto alle dipendenze del ministero della Giustizia inglese: un ibrido tra un assistente sociale e un ufficiale di libertà vigilata. Valuto il grado di rischio di carcerati e sorvegliati speciali, pianificando il loro programma rieducativo personalizzato".

LA SARDEGNA - Da quasi otto anni nel Regno Unito, palesa un aplomb british. "Uno degli stereotipi più nocivi è quello che spaccia la retorica del sardo che, stando all'estero per studio o lavoro, si strugge pensando alla sua terra. Io sono fiera di essere sarda, ma sono realista. Le opportunità che offre l'Inghilterra sono immani: è una civiltà in cui regna la meritocrazia, l'educazione e una somma vitalità cosmopolita. La Sardegna non dispensa prospettive apprezzabili di progresso economico e, tout court, politico. È bellissima, ma solo per andarci in vacanza. Viverci, anche se duole ammetterlo, è tutta un'altra storia".

Claudio Serpico

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