L'epidemia da Covid-19 "ha colpito duramente tutti i paesi, ma il suo impatto è stato più duro sulle comunità che erano già vulnerabili. Questi gruppi sono più esposti alla malattia, hanno meno probabilità di avere accesso a servizi sanitari di qualità e maggiori probabilità di subire conseguenze negative dalle misure per contenere la pandemia". A sottolinearlo è l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che con l'occasione, oggi 7 aprile, del 73esimo anniversario dell'avvio della sua attività e della Giornata mondiale della Salute, accende i riflettori sulla necessità di "costruire un mondo più giusto e più sano".

Anche se negli ultimi decenni il mondo ha visto miglioramenti nei livelli medi di salute ed ha assistito a riduzioni della mortalità prematura, "questi progressi - si legge sul portale Web dell'Oms - non sono stati condivisi equamente tra i diversi settori della società all'interno e tra le nazioni. Le differenze si osservano anche ad ogni età, dai primi anni alla fine della vita". E sono state acuite dalla pandemia, che sta rischiando di far fare passi indietro rispetto ai tanti successi ottenuti in questi anni su vari fronti: dalla lotta contro la malaria e la tubercolosi, alle emergenze Ebola e Zika, fino agli sforzi per estendere l'accesso ai farmaci anti-Hiv e le vaccinazioni essenziali ai bambini di tutto il mondo.

Per questo l'agenzia delle Nazioni Unite, che per il World Health Day organizza numerosi eventi online e una campagna sui social media, esorta i leader mondiali "a monitorare le disuguaglianze sanitarie e ad assicurare che tutte le persone siano in grado di accedere a servizi sanitari di qualità quando e dove ne hanno bisogno".

(Unioneonline/v.l.)
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