L’Intelligenza Artificiale come strumento per diagnosticare in tempi rapidi il diabete nei primi stadi della malattia: un’enorme mole di dati, riferiti al percorso di cura di oltre un milione di persone con diabete, affidati alle immense capacità di calcolo dell’Intelligenza Artificiale, per suggerire agli specialisti quali siano i fattori chiave per il raggiungimento del duplice obiettivo “controllo-metabolico” e “nessun aumento di peso” nel diabete di tipo 2. Il metodo e i risultati hanno suscitato un interesse tale da meritare la pubblicazione sul British Medical Journal - Open Diabetes Research & Care, una delle più antiche e autorevoli riviste scientifiche del mondo.

La ricerca, coordinata da Carlo Bruno Giorda, Direttore della Struttura Complessa di Malattie metaboliche e Diabetologia dell’Ospedale Maggiore di Chieri, ha coinvolto più di 200 Centri di Diabetologia e preso in esame un campione di oltre un milione di persone con diabete mellito di tipo 2. I dati analizzati, estratti dal database “Annali” dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD), sono riferiti al periodo compreso tra il 2005 e marzo 2017.

“Sebbene il raggiungimento del duplice obiettivo del "controllo metabolico" e "nessun aumento del peso" rappresenti l’attività prioritaria nella pratica clinica quotidiana del diabetologo, solo il 40-50% delle persone con diabete riesce a rientrare in questi parametri”, spiega il dottor Giorda. “Lo studio ci ha permesso di comprendere quali sono le variabili maggiormente responsabili del mancato raggiungimento dell’obiettivo, al fine di individuare strategie terapeutiche sempre più personalizzate in base alle specifiche esigenze del paziente. In tal senso, il supporto dell’IA costituisce un valore aggiunto per il professionista: consente infatti di analizzare milioni di dati – lo studio ha esaminato oltre 5 milioni di misurazioni di emoglobina glicata - ma soprattutto è in grado di identificare le correlazioni esistenti tra le variabili, ed esprimere quindi predizioni, con ragionamenti di tipo induttivo, tipici della mente umana, con evidenti vantaggi sugli esiti della cura”. Secondo lo studio, la presenza di una condizione di scompenso glicemico o di maggiore insulino-resistenza è la variabile che più di qualunque altra interferisce negativamente con il raggiungimento degli obiettivi terapeutici. Al contrario, l’indagine ha confermato che l’assenza di comorbidità, la precocità d’intervento e di presa in carico della persona con diabete, oltre alla qualità delle cure - valutabile tramite l’indice del “Q Score AMD” che misura la qualità del centro sulla base di parametri clinici e organizzativi – sono elementi chiave per il raggiungimento del controllo metabolico.
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