In tanti hanno smesso, qualcuno ha ben pensato di cominciare. L'istituto superiore di Sanità, in collaborazione con l'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e il San Raffaele, l'Ispro, istituto per la studio e la prevenzione oncologico e Doxa hanno stilato un rapporto sul tabagismo in Italia durante il lockdown. Emerge un quadro in chiaroscuro. Sarebbero 630 mila gli italiani che hanno profittato della forzata quarantena per mettere una pietra sopra il vizio del fumo. tuttavia dall'indagine emerge come sarebbero molti coloro che accantonate le bionde hanno scelto la sigaretta elettronica e il tabacco riscaldato. Nello studio non mancano i neofiti. Coloro che nel lockdown hanno investito in fumo, accendendo la prima sigaretta. Curioso anche il fatto che chi non sia riuscito a smettere abbia aumentato la quantità giornaliera di sigarette fumate. L'indagine statistica è stata effettuata a d aprile, in pieno lockdown, attraverso la compilazione di un questionario anonimo. Qualche numero. Di fronte all'opportunità di smettere di fumare, quanti sono riusciti a coglierla? Appena l'1,4 per cento, 630 mila fumatori in meno, più uomini, 334 mila, che donne 295 mila. Ripartiti per fasce d'eta sarebbero 206 mila giovani tra 18 e 34 anni, 270 mila tra i 35 e i 54 anni, 150 mila tra i 55 e i 74 anni. Il 3,5 del totale della popolazione "fumante" avrebbe comunque diminuito del 3,5 il numero di sigarette consumate.

Le buone notizie sono finite. Infatti il 9 per cento della popolazione, circa 3,9 milioni di persone, ha cominciato a fumare o aumentato la quantità di tabacco consumata. Dall'indagine emergono 218 mila nuovi fumatori e un aumento dell'8,5 del numero di sigarette accese dai fumatori storici.

A cercare di fumare via il lockdown sarebbero state in maggioranza le donne, il 15, 2 per cento rispetto al 3,6 degli uomini. Discorso a parte per chi utilizzava la sigaretta elettronica. Se prima del lockdown erano l'8,1 della popolazione italiana, in un età compresa tra i 18 e 74 anni, durante la quarantena forzata questa percentuale è salita al 9,1 con un incremento pari a 436 mila persone. Il numero di "puff", in sostanza, è aumentato in maniera importante, cioè del 38,8 per cento, mentre il 18 per cento ha continuato a usarla normalmente e il 17 per cento è diventato da consumatore occasionale ad abituale.

Una piccola digressione merita il consumo di tabacco riscaldato. Prima del Coronavirus erano appena il 4,1 per cento della popolazione italiana, ovvero un 1 milione 787 mila persone. È salita leggermente la percentuale fermandosi al 4,4 , con un incremento pari a 130 mila persone.

In generale in Italia ci sono 11,6 milioni di fumatori, 7,1 milioni sono uomini e 4,5 donne, in forte aumento. La maggioranza degli adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni non fuma (57 per cento) o ha smesso di fumare (17), un italiano su 4 è invece fumatore attivo (25 per cento). Il consumo medio giornaliero è intorno alle 12 sigarette, ma un quarto dei fumatori ne consuma più di un pacchetto. I più esposti ai danni del fumo sono i giovani, uno su cinque fuma abitualmente sigarette di tabacco, abitudine diffusa soprattutto fra le ragazze (24 per cento), meno fra i ragazzi (16). Il primo contatto con la sigaretta avviene molto presto, a partire dalla scuola secondaria di primo grado, tra i 10 e i 13 anni.

La Lilt (Lega italiana lotta ai tumori) non smette di lanciare allarmi sulla rilevanza del fumo di sigaretta come fattore di rischio per il tumore del polmone. Il rischio aumenta con il numero delle sigarette fumate e con la durata dell'abitudine al fumo. Chi fuma ha il rischio di sviluppare il tumore di circa 14 volte superiore ai non fumatori, aumenta fino a 20 volte nei forti fumatori (con un consumo di più di 20 sigarette al giorno). Il rischio aumenta anche per le malattie respiratorie e cardiovascolari, con ricadute negative su tutto l'organismo.

© Riproduzione riservata