Il ministero della Salute ha pubblicato le nuove linee guida sull'aborto farmacologico, che annullano l'obbligo di ricovero dall'assunzione della pillola Ru486 fino alla fine del percorso assistenziale e allungano il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana di gravidanza.

Lo ha annunciato una circolare ministeriale.

Le nuove linee guida accolgono il parere del Consiglio Superiore di Sanità pubblicato lo scorso 4 agosto, e raccomandano anche "di effettuare il monitoraggio continuo ed approfondito delle procedure di interruzione volontaria di gravidanza con l'utilizzo di farmaci, avendo riguardo, in particolare, agli effetti collaterali conseguenti all'estensione del periodo in cui è consentito il trattamento in questione".

Nel frattempo, si accende la polemica con molte critiche sull'utilizzo "semplificato" della pillola e si moltiplicano gli inviti a "non banalizzare".

"NON BANALIZZIAMO" - "L'annuncio del ministro della salute di consentire la somministrazione della pillola Ru486 in day hospital ha gravi conseguenze sulla salute della donna, la quale assume il farmaco in ospedale, poi torna a casa e nella totale solitudine affronta la fase dell'espulsione dell'embrione-feto, anche con il rischio di gravi emorragie", ha detto Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita.

Poi "dopo qualche giorno torna in ospedale per verificare che tutto ciò sia avvenuto. La legge 194, pur drammatica, ha come presupposto la tutela della salute della donna ed è il motivo per cui la pratica abortiva si verifica integralmente all'interno di una struttura ospedaliera".

"Questa decisione" del Ministero, prosegue Gambino, "finisce con il banalizzare l'interruzione della gravidanza, momento veramente drammatico", che così "sembra quasi l'assunzione di un farmaco fai da te, mentre è un momento in cui, invece, una vita viene annientata".

Di questo dramma, "dal punto di vista sociale c'è una scarsa consapevolezza, dato che tutto avviene nelle segrete stanze di una casa". Non solo: "Il Parlamento italiano avrebbe potuto fare tanto in termini di prevenzione e di aiuto alle donne e sostegno alla maternità, ma non è stato fatto. Per questo, oggi genera amarezza che, anziché prevedere nuovi strumenti di tutela della gravidanza, si finisca di rendere l'aborto una pratica fai-da-te. L'aborto è un dramma e lasciare in solitudine la donna è un dramma ancora più grande".

"Davvero - conclude Gambino - non ci saremmo aspettati che un ministro della Salute avesse in animo di marginalizzare questo fenomeno dirompente, drammatico e socialmente rilevante".

(Unioneonline/v.l.)
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