Un ragazzo di 20anni è appena morto per anoressia. "Pesava meno di 50 chili per un metro e novanta di altezza", dice la madre di Lorenzo, che denuncia la solitudine in cui si trovano i genitori che devono affrontare questo problema, pericolosamente diffuso soprattutto tra gli adolescenti.

Da quando il ragazzo era diventato maggiorenne, non è stato più possibile seguirlo nel percorso di recupero in ospedale perché lui firmava per lasciare la struttura e continuare a non alimentarsi correttamente. Così è "morto d'inedia".

Il fenomeno è allarmante. Specialisti si pronunciano per dare qualche linea guida per prevenire, quando possibile, e intervenire quanto prima.

I PRIMI SINTOMI - Cibo spezzettato, troppo sport, corse in bagno dopo pranzo, rifiuto di mangiare a tavola e dimagrimento. Sono alcuni campanelli d'allarme di un possibile disturbo alimentare negli adolescenti da non sottovalutare. E che suggeriscono ai genitori di alzare il livello di attenzione.

L'ESPERTO CONSIGLIA - Lucio Rinaldi, professore aggregato di psichiatria dell'Università Cattolica Campus di Roma e responsabile del day hospital di Psichiatria della Fondazione policlinico universitario Gemelli Irccs, una delle poche strutture in Italia ad aver adottato il 'Codice Lilla' che prevede un percorso clinico assistenziale dedicato secondo le linee guida assistenziali emanate dagli esperti del ministero della Salute per i disturbi alimentari.

"I segnali che necessitano di attenzione - spiega Rinaldi dopo il caso di Lorenzo Seminatore - non sono solo di tipo alimentare e perdita di peso. Ci possono essere anche comportamenti che suggeriscono un disagio. Insonnia, ritiro in se stesso dell'adolescente, modifica delle relazioni. Gli studi hanno dimostrato che l'elemento 'spia' comune del disturbo alimentare è proprio il disagio emotivo di cui però spesso sia l'adolescente che la famiglia non si accorgono, per questo parliamo di doppia cecità".

Il consiglio dell'esperto ai genitori è cercare di "avere attenzione rispetto alle difficolta dei figli. E laddove si percepisce un disagio offrire loro la possibilità di farsi aiutare da professionisti. E' però molto importate il modo con cui ciò viene proposto: bisogna evitare di far sentire l'adolescente malata o malato", aggiunge Rinaldi ricordando che i punti di riferimento pubblici "ci sono. E' persino attivo un numero verde nazionale 'Sos disturbi alimentari' (800 180 969) del ministero della Salute. Ci sono strutture dedicate negli ospedali e nelle Asl. Ma bisogna tenere presente che parliamo di un problema psichiatrico. Non serve, quindi, andare solo dal nutrizionista o dal medico. Si tratta di disturbi che vanno seguiti da équipe multidisciplinari".

(Unioneonline/)
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