Un "male" in continua crescita nel nostro Paese, ma contro cui emergono nuove importanti speranze di cura grazie alle indagini sul DNA.

Parliamo del tumore all'ovaio, per cui sono attesi 5.200 nuovi casi in Italia entro il 2018. Una malattia insidiosa, perché otto volte su dieci viene diagnosticata in fase avanzata.

Interessanti novità terapeutiche arrivano però, appunto, dalle indagini molecolari, che si avvalgono di tecnologie bioinformatiche sempre più avanzate e complesse. Importanti aggiornamenti presentati oggi a Milano nell'ambito del convegno "NGS to NGO: Next Generation Sequencing to Next Generation Oncologists".

L'evento si svolge all'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, e a partecipare sono oltre 50 specialisti da tutta la Penisola.

Fra i temi all'ordine del giorno anche la necessità di un rapporto sempre più stretto fra oncologi, biologi, bioinformatici e farmacologi. "Perché – afferma Andrea Sartore Bianchi, Responsabile dell'Oncologia Clinica Molecolare dell’Ospedale Niguarda di Milano - la mole montante di informazioni che raccogliamo dal laboratorio si affaccia ad entrare sempre più nella pratica clinica quotidiana. Districarsi in questo campo per gli oncologi non è sempre semplice anche perché non tutte le alterazioni molecolari che riscontriamo del tumore presentano un reale significato terapeutico. Servono quindi analisi molto complesse e approfondite che sono rese possibili da tecnologie sofisticate e in continua evoluzione. Quindi serve un aggiornamento costante delle competenze dei singoli specialisti".

Al convengo di Milano ampio spazio è riservato anche ad altre due neoplasie rilevanti come quelle del tumore del colon-retto e del polmone. "Sono patologie oncologiche molto diffuse e che colpiscono complessivamente ogni anno oltre 92 mila italiani. Sono fortemente influenzate da stili di vita scorretti come dieta squilibrata e fumo di sigaretta". Anche in questo caso un aiuto arriva dal DNA: "Nel carcinoma polmonare, la caratterizzazione del profilo molecolare della neoplasia è ormai imprescindibile per programmare la scelta del trattamento. In particolare, negli ultimi anni sono state identificate diverse alterazioni dei geni del tumore alle quali può conseguire una terapia con specifici inibitori, anche in sequenza".

"Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un grande sviluppo tecnologico del sequenziamento del DNA - conclude il prof. Maurizio D’Incalci, capo del Dipartimento di Oncologia del "Mario Negri" e responsabile scientifico del convegno di Milano -. Uno degli ultimi sistemi messi a punto è il Next Generation Sequencing (o NGS) e viene già utilizzato da alcuni anni in molti laboratori italiani. L'aspetto più interessante è che attraverso il suo uso in tempi molto brevi si riesce ad avere tanti dati sull'intero genoma e le sue varie alterazioni. Otteniamo così molte preziose informazioni che vanno però correttamente elaborate e interpretate. Risulta così fondamentale il ruolo che ricoprono i bioinformatici in questo lavoro. Dal canto loro invece gli oncologi devono meglio comprendere le enormi potenzialità di queste tecnologie. Ma anche accettare i limiti oggettivi che possiedono. La maggiore conoscenza biomolecolare del cancro comporta grandi vantaggi sia per il paziente che per il clinico. Questi nuovi strumenti devono essere visti e utilizzati con uno spirito critico da parte dei medici e non rappresentano la panacea contro le patologie oncologiche".

(Unioneonline/v.l.)
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