Il Conte bis e il doppio forno con la Lega. Sono i due aspetti che turbano i dem nella difficile trattativa per dare vita a un governo giallorosso dopo il naufragio dell'esperienza gialloverde.

L'incontro di ieri pomeriggio tra i capigruppo aveva lasciato ben sperare entrambe le parti, in serata la doccia fredda. L'incontro Di Maio - Zingaretti in cui il leader M5S ha posto al segretario Pd la condizione "non negoziabile" di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, offrendo il posto di commissario europeo a Paolo Gentiloni.

Zingaretti - così stanno le cose oggi - non vuole il professore foggiano come presidente del Consiglio. Chiede "discontinuità" e ammonisce: "Mi auguro non esista l'ipotesi del doppio forno", ribadisce ancora oggi in riferimento al fatto che Di Maio non ha ancora chiuso la porta alla Lega.

In soccorso dei dem oggi è intervenuto proprio l'ex premier: "Per quanto mi riguarda, la stagione con la Lega è chusa e non si riaprirà", ha affermato Conte. Come dire, aperto a un incarico bis ma senza Salvini.

Una dichiarazione che non chiude il cerchio. Perché Di Maio il forno leghista non lo ha ancora chiuso esplicitamente. E perché se è vero che Conte non vuole la Lega, è altrettanto vero che il Pd non vuole Conte.

La quadra non è stata trovata, insomma, ma le trattative vanno avanti, mentre la scadenza indicata dal Colle si avvicina. Mattarella è stato netto: martedì vuole risposte chiare. E vuole il nome di un presidente del Consiglio cui dare l'incarico.

E anche il vicesegretario dem Andrea Orlando si spazientisce per le continue richieste dei pentastellati: "L'altro ieri c'erano i 10 punti tassativi. Ieri alle 14 il taglio dei parlamentari. Alle 21 Conte o morte (questione non posta alle 14). Così è molto complicato. Un confronto serio, ordinato e senza furbizie è l'unica via per dare un governo al Paese".

Da Palazzo Chigi intanto si sfila la vicepresidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia: "Intendo portare a termine l'incarico alla Consulta, che si concluderà nel settembre 2020".

Nel pomeriggio si è riunito a Roma lo stato maggiore del Pd: Gentiloni, Franceschini, Minniti, Orlando, Martina, Fassino, Cuperlo, De Micheli.

Sul fronte interno, giornata senza particolari scossoni per i dem. Renzi ha lanciato solo una stoccatina via Facebook: "Salvini è quasi ko. Mi auguro che adesso prevalga la responsabilità. E che si pensi all'Italia, non all'interesse dei singoli".

Tra i pentastellati invece la base ribolle. Difficile pensare che il Movimento non metterà ai voti su Rousseau il probabile accordo coi dem. E lì, se il premier non fosse Giuseppe Conte, ci sarebbe davvero il rischio di una bocciatura.

(Unioneonline/L)

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