Per tre mesi ha vissuto in aeroporto, nascondendosi in un'area riservata grazie a un badge rubato: il motivo? Aveva paura del coronavirus.

La storia incredibile arriva dagli Stati Uniti: il protagonista, un 36enne californiano, approdato da Los Angeles all'O'Hara International Airport di Chicago ha avuto paura di uscire e di restare contagiato dal coronavirus. Per questo vi si è rifugiato per tre mesi, fino a quando nelle scorse ore non è stato individuato e arrestato.

Una vicenda che ricalca la trama di "The Terminal", il film di Steven Spielberg con Tom Hanks in cui il protagonista Viktor Navorski, cittadino di un immaginario Stato dell'Europa orientale, arriva all'aeroporto JFK di New York proprio mentre nel suo Paese è in corso un colpo di Stato: senza visto, resta intrappolato nel gigantesco scalo.

Aditya Singh, il protagonista della storia vera, aveva trovato il badge di un dipendente dello scalo. Grazie a quel lasciapassare ha vissuto in un'area riservata dell'aeroporto usufruendo dei servizi disseminati per lo scalo e procurandosi da mangiare nei vari negozi.

Per un po' ha funzionato: fino allo scorso sabato quando due dipendenti della United Airlines, evidentemente insospettiti, hanno chiesto a Singh di produrre una prova di identificazione. A quel punto è scattata la segnalazione alle autorità, quindi l'arresto. Per il 36enne una multa da mille dollari e il divieto di entrare in aeroporto.

(Unioneonline/D)
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