I 538 "grandi elettori" dei 50 Stati americani e della capitale mettono il sigillo sulla vittoria di Joe Biden e di Kamala Harris: si sono riuniti in differenti fasce orarie per votare secondo il risultato del voto popolare nel loro Stato, come prescrivono le leggi, nonostante la possibilità di qualche "infedele". In 306 per il ticket dem, in 232 per quello repubblicano, con un quorum necessario per entrare alla Casa Bianca di 270.

In alcuni casi le operazioni si sono svolte sotto alta tensione, come in Michigan, uno degli Stati più contesi, dove il parlamento è stato chiuso per "credibili minacce di violenza" arrivate ai congressmen di entrambi i partiti.

"Ora è tempo di girare pagina. Di unire. Di riconciliarsi. Sarò il presidente di tutti gli americani", ha detto Biden nelle anticipazioni del suo discorso dopo il voto: "Adesso sappiamo che nulla, neppure una pandemia o un abuso di potere, può estinguere la fiamma della nostra democrazia", ha proseguito evocando il comportamento di Donald Trump, che continua a denunciare elezioni fraudolente. "In questa battaglia per l'anima dell'America, la democrazia ha prevalso. Noi, il popolo, abbiamo votato. La fede nelle nostre istituzioni ha tenuto. L'integrità delle nostre elezioni è rimasta intatta", ha aggiunto.

AL CONGRESSO - Il presidente uscente e i suoi più stretti alleati hanno ora un'ultima sede dove contestare l'esito delle elezioni, ma praticamente senza speranze: il Congresso, che il 6 gennaio conterà formalmente a camere riunite i voti del collegio elettorale.

I nuovi parlamentari potranno sottomettere obiezioni scritte che però saranno valutate solo se co-firmate da almeno un membro di ciascuna Camera. Se invece ci sarà una "coppia" di esponenti delle due Camere, la seduta plenaria verrà interrotta e ciascuna Camera discuterà l'obiezione per un massimo di due ore, prima di votare se ribaltare il risultato dello Stato in questione.

Ma per ribaltarlo davvero occorrerà il consenso di entrambi i rami del Parlamento, cosa che non succede dalla cosiddetta epoca della Ricostruzione, il periodo successivo alla guerra civile americana dal 1865 al 1877. Tanto più che la Camera è nelle mani dei dem, mentre le sorti del Senato - ora controllato dai repubblicani - sono appese ai due ballottaggi del 5 gennaio.

IL TELEGRAMMA DI PUTIN - Intanto dalla Russia Vladimir Putin si è congratulato con Joe Biden per la vittoria alle elezioni presidenziali. Lo fa sapere il Cremlino. In un telegramma, Putin ha augurato al presidente eletto ogni successo e ha espresso la fiducia che la Russia e gli Stati Uniti, "che hanno una responsabilità speciale per la sicurezza e la stabilità globale", possano, "nonostante le loro differenze", aiutare realmente "a risolvere molti problemi e sfide che il mondo sta affrontando ora".

Il presidente russo ha osservato che, in questa prospettiva, la cooperazione russo-americana, basata "sui principi di uguaglianza e di rispetto reciproco", risponderebbe "agli interessi dei popoli di entrambi i Paesi e dell'intera comunità internazionale". "Da parte mia, sono pronto per l'interazione e i contatti con lei", ha sottolineato il capo dello Stato russo.

(Unioneonline/D)
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