Come già annunciato, l'Austria non riapre i confini con l'Italia se non prima di metà giugno. Ma anche su quello andranno fatte delle valutazioni in questi giorni.

"Apriamo verso 7 Paesi confinanti e non ci saranno più controlli, come prima dell'emergenza coronavirus. I dati non lo consentono invece con l'Italia, ma intendiamo farlo il prima possibile", ha detto il ministro degli Esteri Alexander Schallenberg in conferenza stampa: "Non è una decisione contro l'Italia", ha sottolineato.

Il governo austriaco la settimana prossima effettuerà una nuova valutazione in merito a una possibile apertura verso il nostro Paese, ha annunciato Schallenberg.

"Vediamo - ha aggiunto - che la situazione in Italia è molto migliorata e che alcune regioni, come l'Alto Adige, hanno buoni dati Covid". Vienna valuterà perciò "seriamente" la proposta di Bolzano di consentire viaggi in alcune Regioni italiane. "L'obiettivo resta l'apertura verso l'Italia, appena i dati lo consentiranno", ha concluso il ministro.

"Gli individualismi violano lo spirito comunitario e danneggiano l'Europa e il mercato unico", ha commentato dall'Italia il ministro Luigi Di Maio durante una riunione con il suo staff. Nel pomeriggio, stando a quanto si apprende, ci sarà una telefonata con l'omologo austriaco.

L'UE: "NO A DISCRIMINAZIONI" - "Non commentiamo le misure prese dai singoli Stati, ma abbiamo prodotto una serie di linee guida su come questi dovrebbero comportarsi. Questo include il principio molto importante della non discriminazione basato sulla nazionalità, assicurando che le regioni con una situazione epidemiologica simile ricevano lo stesso trattamento".

Così un portavoce dell'esecutivo comunitario commentando la decisione austriaca.

"Bisogna distinguere due situazioni diverse - ha sottolineato il portavoce - una è quando c'è una violazione specifica della normativa europea sulla non-discriminazione, con chiari esempi di discriminazione basati sulla nazionalità. In questo caso esistono strumenti legali a disposizione delle persone coinvolte e della Commissione, in qualità di guardiana dei trattati. Quando si tratta invece di violazioni delle linee guida della Commissione Ue, l'approccio che preferiamo è il dialogo con i Paesi membri".

(Unioneonline/D)
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