"E' una barzelletta, una farsa. L'ennesima pugnalata al cuore". Rosinà Platì, madre di Giuseppe Demasi, uno dei sette operai Thyssenkrupp morto nel rogo del 2007, piange.

Una giornalista tedesca l'ha informata che Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i manager della multinazionale dell'acciaio condannati in via definitiva per la tragedia del 2007, avrebbero chiesto la semilibertà.

Condannati a 9 anni e 8 mesi uno, a 6 anni e 10 mesi l'altro, non sono mai entrati in cella, nonostante ricorso respinto pochi mesi che avrebbe dovuto aprire anche per loro le porte del carcere.

Sul caso è intervenuto anche Raffaele Guariniello, il magistrato in pensione che si era occupato dell'accusa nel caso Thyssenkrupp: "Questa storia dell'esecuzione sta durando più del preocesso. Non ho mai amato mandare le persone in carcere, ma alla fine di un processo durato vari anni mi sembrerebbe giusta l'esecuzione della sentenza".

A quanto si apprende, uno dei due manager era già "sulla soglia del carcere" quando si è deciso di non farlo entrare per via dell'emergenza coronavirus. Anche per questo la Procura di Torino ha chiesto informazioni al ministero sia sotto il profilo dell'emergenza sanitaria che in merito alla disciplina tedesca sulle misure alternative.

I parenti delle vittime hanno scritto al ministro Bonafede: "Speriamo si possa fare qualcosa, queste persone non sono mai andate un giorno in galera, perché chiedono la semilibertà?".

"Dopo 5 sentenze di condanna, un mandato di cattura europeo, i manager tedeschi responsabili della strage alla Thyssen Krupp di Torino ancora liberi dopo anni chiedono pure la semilibertà. Gentaglia senza dignità", ha twittato il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.

(Unioneonline/L)
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