Negli ultimi giorni più di 120 Paesi hanno appoggiato una risoluzione da proporre oggi all'assemblea legislativa dell'Oms per chiedere un'inchiesta "indipendente" sulla gestione della pandemia da parte della comunità internazionale.

Paese promotore dell'iniziativa, appoggiata da quasi tutti Paesi occidentali, è l'Australia, e la cosa fa arrabbiare non poco Pechino, che vede nella risoluzione un tentativo di incolpare la Cina per la diffusione globale della pandemia.

Tra le 120 nazioni che appoggiano la risoluzione ci sono tutti e 27 i Paesi Ue, ma anche Russia, India, Giappone, Indonesia.

Nella risoluzione, che non cita mai la Cina, si chiede che il direttore dell'Oms inizi "al primo momento opportuno un processo graduale di valutazione imparziale, indipendente e comprensiva" della risposta alla pandemia.

La reazione di Pechino è stata durissima, a suon di ritorsioni commerciali ha bloccato le esportazioni australiane di carne bovina e minacciato pesanti tariffe su quelle di orzo.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha detto che Pechino ritiene "prematuro" al momento l'avvio di un'indagine su origini e diffusione del Covid-19, perché "la stragrande maggioranza dei Paesi su scala globale crede che la pandemia non sia ancora finita".

Pechino ha anche fatto sapere che potrebbe sostenere un'indagine "a tempo opportuno", ma ha attaccato quella che ha definito una "politicizzazione delle origini del virus da parte degli Usa e di qualche altro Paese" e si è dichiarata contraria a un'inchiesta "basata sulla presunzione di colpevolezza".

La portavoce dell'Unione Europea per gli affari esteri, Virginie Battu-Henriksson, intervistata dalla Tv nazionale australiana Abc, ha dichiarato che l'Ue mira a raggiungere un consenso per l'inchiesta. "Naturalmente abbiamo bisogno di avere il supporto di tutti i principali attori, e la Cina è uno di essi", ha detto.

(Unioneonline/L)
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