La ragazza non era cosciente, quindi la violenza sessuale non fu violenza sessuale.

Sta facendo discutere in Spagna la sentenza con cui i giudici hanno ridotto la pena ai cinque imputati che hanno violentato una ragazza di 14 anni a Manresa, in Catalogna.

I fatti risalgono al 2016: la giovane stava partecipando a una festa in una fabbrica abbandonata quando, stordita da alcol e droghe, queste ultime forse somministratele di nascosto, seguì un giovane in un edificio appartato dove l'attendevano altri uomini. Dopo averla violentata, il primo giovane invitò gli altri a fare lo stesso, dicendo loro: "Ora tocca a te, ma 15 minuti, non di più".

Durante il processo la ragazza ha raccontato di ricordare poco di quei terribili minuti anche se in un messaggio telefonico agli atti dell'inchiesta, inviato alla sua migliore amica, si diceva certa di aver subito le violenze. È emerso inoltre che gli aggressori erano a conoscenza della minore età della ragazza e che la giovane non fu in grado di ribellarsi alla situazione, definita "estremamente intensa e denigrante".

Ma l'incoscienza, invece di essere considerata un'aggravante come in molti Stati, è configurata in questo caso come un motivo per "declassare" la violenza ad abuso sessuale: minore dunque la pena per gli imputati, puniti con condanne che vanno dai 10 ai 12 anni, e assolti anche dall'accusa di ostruzione alla giustizia dopo che diversi testimoni avevano riferito di essere stati minacciati per costringerli al silenzio. Assolto da tutto per non aver partecipato agli eventi un sesto imputato.

La legge cui si sono appellati i giudici, attualmente in vigore in Spagna, prevede condanne da 15 a 20 anni per violenza sessuale, ma il reato viene riconosciuto solo se la vittima è costretta con la forza o minacciata. Anni fa era stato un tribunale della Navarra, la regione di Pamplona, ad applicare alla lettera la contestata legge per un fatto avvenuto nello stesso 2016: in quel caso però la Corte suprema spagnola aveva rivisto la sentenza, riconoscendo la violenza e condannando il branco a 15 anni di carcere.

Il fatto ha riacceso le proteste dei movimenti per i diritti delle donne ma anche del governo spagnolo, della Generalitat catalana e delle stesse associazioni dei giuristi: la riforma del codice penale, dicono, non può più attendere.

(Unioneonline/D)
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