Mentre il mondo assiste sgomento alla guerra di Erdogan in Siria, che rischia di compromettere anni di vittorie contro l'Isis, continuano a far discutere i calciatori turchi.

Che, come dei soldatini, avevano festeggiato con il slauto militare il gol vittoria contro l'Albania e si sono schierati su Twitter a favore dell'intervento militare unilaterale di Ankara contro i curdi.

Se c'è un calciatore (ormai ex) che non ha mai obbedito a Erdogan, pagando a caro prezzo le sue opinioni, è l'ex Inter (ma in Italia ha giocato anche nel Parma e nel Torino) Hakan Sukur, uno dei migliori della storia turca.

Ancora oggi Hakan ribadisce la sua opposizione al regime di Erdogan. Tirato in ballo sui social come esempio positivo rispetto ai suoi connazionali, è intervenuto nel dibattito, dando dimostrazione - ancora una volta - del suo coraggio di schierarsi.

"La mia è una lotta per la giustizia, per la democrazia, la libertà e la dignità umana. Non mi importa di quello che posso perdere se a vincere è l'umanità", scrive l'ex centravanti, prendendo le distanze dall'offensiva di Ankara.

Sukur ha pagato a caro prezzo la sua passione per la politica. Ritiratosi dal calcio, è stato eletto in Parlamento nel 2011. Si è dovuto dimettere nel 2013, e due anni dopo si è dovuto trasferire con la famiglia in California perché fu aperto a suo carico un procedimento per aver insultato Erdogan. Nel 2016 venne anche emesso un ordine d'arresto nei suoi confronti, Sukur era ritenuto vicino al gruppo terroristico responsabile del tentato colpo di Stato ai danni di Erdogan. Al bomber sono anche stati sequestrati i beni dal governo turco.

Oggi vende caffè a Palo Alto, e mentre i soldatini della sua nazionale fanno il saluto militare durante una partita di calcio, molti utenti social ricordano il suo esempio.

Calcio sempre più protagonista, con la richiesta del Pd di non disputare più a Istanbul - come previsto - la finale di Champions League.

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata