Nessuna ingiunzione preventiva al premier britannico Boris Johnson di chiedere un rinvio della Brexit oltre il 31 ottobre se entro due settimane il governo non troverà un accordo di divorzio dall'Unione europea.

Lo ha deciso un giudice della Court of Session di Scozia respingendo l'istanza presentata al riguardo da attivisti e politici pro Remain che chiedevano una sorta di verdetto anticipato sull'obbligo del premier Tory di rispettare la cosiddetta legge "anti-no deal" approvata su impulso delle opposizioni al Parlamento britannico.

Nelle scorse ore il premier ha difeso le sue proposte di un'intesa con Bruxelles "generose", "eque" e

"ragionevoli" e sollecita l'Ue a impegnarsi in negoziati "di sostanza" e a "entrare nei dettagli" sui nodi ancora irrisolti.

"Le nostre proposte sono molto eque, molto ragionevoli e molto generose", ha affermato il premier

Tory britannico, a margine di una visita in un ospedale di Watford, rispondendo a reporter che gli chiedeva della reazione fredda dell'Ue.

È "l'ultima possibilità" per trovare un'intesa, ha avvertito ieri il primo ministro parlando al telefono con il presidente francese Emmanuel Macron.

"Dopo dieci anni di campagne, tre anni di discussioni e mesi di rinvii senza senso, mancano ormai 25 giorni al momento in cui l'appartenenza del Regno Unito all'Ue giungerà al termine. Il 31 ottobre faremo le valigie e ce ne andremo. Ora si tratta solo di vedere se Bruxelles ci saluterà con un accordo gradito da entrambe le parti o se saremo costretti ad andarcene per conto nostro", ha fatto sapere ancora Johnson.

(Unioneonline/F)
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