"Popolo del Venezuela, è iniziata la fine dell'usurpazione. In questo momento mi trovo con le principali unità militari della nostra Forza armata, dando inizio alla fase finale dell'Operazione libertà".

Con queste parole Juan Guaidò, leader dell'opposizione venezuelano contro il presidente, Nicolas Maduro, ha dato inizio a una sanguinosa protesta per le strade di Caracas, richiamando la popolazione a scendere in piazza per ribellarsi contro il governo.

Il presidente dell'Assemblea nazionale - che è stato riconosciuto come capo di Stato ad interim da oltre venti Paesi, tra cui gli Stati Uniti - si è asserragliato nella base aerea della Carlota, alla periferia est di Caracas e a 15 chilometri dal Palazzo Miraflores, sede della Presidenza.

Lì è stato raggiunto da centinaia di manifestanti e il raduno inizialmente pacifico - ma subito tesissimo - è presto sfociato in violenze. Prima sono volati i lacrimogeni contro i circa 3mila manifestanti pro-Guaido, poi un blindato ne ha travolto un gruppo causando vari feriti. E un soldato è stato ferito a colpi d'arma da fuoco, azione per cui il governo ha puntato il dito contro "i leader politici dell'opposizione". Guaido ha poi fatto di nuovo ricorso a Twitter per annunciare che "non c'è più ritorno" nella spinta per destituire il successore di Hugo Chavez. Ma il governo ha sminuito, sottolineando che non si tratta di un golpe, bensì di un "tentativo di golpe". E Maduro ha assicurato di avere "la totale lealtà" delle sue forze armate.

"Nervi d'acciaio - ha scritto Nicolas Maduro su Twitter -! Ho parlato con i comandanti di tutte le regioni e le zone del paese, mi hanno manifestato totale fedeltà al popolo, alla costituzione, alla patria. Chiedo la massima mobilitazione popolare per garantire la vittoria della pace. Vinceremo!".

Due manifestanti pro-Guaidò a Caracas (Ansa - Epa)
Due manifestanti pro-Guaidò a Caracas (Ansa - Epa)
Due manifestanti pro-Guaidò a Caracas (Ansa - Epa)

LE REAZIONI - L'escalation ha scatenato diverse reazioni in tutto il mondo. La Spagna ha chiesto di evitare "spargimento di sangue", opponendosi al golpe e chiedendo elezioni. Dagli Usa il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, ha affermato che "la fine dell'usurpazione del potere da parte di Maduro è possibile", mentre il dipartimento Affari consolari ha emesso un'allerta di viaggio: "Do not travel", non viaggiare. Invitando cioè gli americani a "lasciare il Paese il prima possibile o stare al riparo", senza che per ora siano previsti piani di evacuazione.

Il presidente colombiano Ivan Duque ha chiesto ai militari venezuelani di unirsi a Guaido, mentre la Colombia ha domandato una riunione urgente del Gruppo di Lima (13 Paesi latinoeamricani e Canada). Cuba e Bolivia hanno condannato "il tentativo di colpi di Stato" e le ingerenze esterne. Dall'Italia, i senatori 5 Stelle della Commissione Affari Esteri di Palazzo Madama hanno espresso "preoccupazione", invitando al "dialogo" e ad evitare "la forza". Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha invitato alla "soluzione pacifica" che comprenda "l'allontanamento del dittatore Maduro", dicendosi "vicino" ai venezuelani e a Guaidò.

Leopoldo Lopez dopo la liberazione (Ansa)
Leopoldo Lopez dopo la liberazione (Ansa)
Leopoldo Lopez dopo la liberazione (Ansa)

LA LIBERAZIONE DI LOPEZ - Intanto Guaidò ha fatto sapere che uno dei principali oppositori del presidente chavista, Leopoldo López, che si trovava agli arresti domiciliari dopo una condanna a 13 anni di carcere, è stato liberato dai militari che hanno occupato la Carlota.

(Unioneonline/F-D)
© Riproduzione riservata