I leader avevano parlato di "20-30mila locali" pronti a restare aperti a partire da venerdì 15, ma la campagna #ioapro si è rivelata un flop.

Nonostante la disperazione di un settore in ginocchio, gli appelli a violare le regole hanno raccolto poche adesioni.

Una decina di ristoratori veronesi, mentre a Foggia si è risolto tutto con un flashmob pomeridiano di una cinquantina di titolari di bar, ristoranti e pizzerie. Per il resto, poche iniziative sparse per l'Italia.

D'altronde la campagna, coccolata da Matteo Salvini, è stata sconfessata anche da Confcommercio e Confesercenti, che hanno stigmatizzato la protesta, mettendo in guardia dai rischi dell'illegalità (anche ai fini della licenza) e ne hanno preso fortemente le distanze.

Anche a Pesaro, da dove era nata, solo un locale ha aderito, quello dell'irriducibile Carriera, promotore dell'iniziativa. "Zero adesioni, quel locale è stato subito chiuso. Solo un po' di folclore", ha fatto sapere il sindaco Matteo Ricci.

Tra chi ha aderito c'è la Nuova Locanda al Sole di Vo' Euganeo, il bar frequentato da Adriano Trevisan, prima vittima italiana del Covid. Il locale, all'epoca indicato come uno dei possibili luoghi focolaio del virus, è stato sanzionato e chiuso. Lì Trevisan e l'amico Renato - anch'egli morto per Covid - si incontravano ogni sera per le loro partite a carte.

(Unioneonline/L)
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