È terminato all'1.30 di questa notte il Consiglio dei ministri riunito per decidere le nuove norme sul fronte anti-coronavirus per le prossime settimane.

Confermato, come già anticipato nei giorni scorsi, che per gli italiani il Natale e il capodanno saranno "blindati" nei comuni di residenza con, dal 21 dicembre al 6 gennaio, il blocco degli spostamenti tra Regioni e divieto di raggiungere le seconde case.

Nel dettaglio, a capodanno il coprifuoco sarà fino alle 7 del mattino e non fino alle 5 come gli altri giorni.

Il veglione, per chi deciderà di trascorrere la notte del 31 dicembre in albergo, si potrà fare solo in camera: "Resta consentita senza limiti di orario - si legge nella bozza - la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati; dalle ore 18 del 31 dicembre 2020 e fino alle ore 7 del 1° gennaio 2020, la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive è consentita solo con servizio in camera".

La stretta del governo resta, quindi, al fine di evitare il rischio di una possibile terza ondata di Covid-19.

Animata la discussione sulla didattica a distanza ma alla fine è prevalsa la decisione per lo stop alle lezioni in presenza alle superiori fino al 7 gennaio, data in cui tutti gli studenti dovrebbero tornare in aula (al 50 per cento per le superiori).

Ma sono in particolare gli spostamenti tra Regioni a fare da catalizzatore delle liti e nelle prossime ore si svolgerà il confronto con i governatori. A tenere la linea dura sono soprattutto Pd, M5s e Leu.

Solo domani il ministro della Salute Roberto Speranza, esaminando il monitoraggio settimanale, metterà la firma sulle nuove ordinanze: da domenica alcune Regioni potrebbero passare da rosse ad arancioni e altre da arancioni a gialle.

Il nuovo Dpcm entrerà in vigore comunque domani dopo la firma del premier Giuseppe Conte.

Confermato il coprifuoco su tutto il territorio nazionale alle 22 e ristoranti chiusi in zona gialla alle 18. Poi nei venti giorni tra Natale e l'Epifania nessun ammorbidimento: anzi, i blocchi cresceranno, le misure si faranno ovunque più rigide.

Il nuovo decreto, di due soli articoli, serve a "coprire" proprio la stretta natalizia - il provvedimento di Conte durerà 50 giorni (attualmente il limite è di 30) - ma soprattutto a permettere misure più rigide nelle festività a prescindere dal "colore" delle Regioni. Dal 21 dicembre quindi non ci si potrà spostare tra Regioni e province autonome se non per lavoro, salute e "situazioni di necessità", oltre che per tornare nella propria residenza, domicilio o abitazione.

Il Cdm ha discusso a lungo sull'interpretazione di queste eccezioni - in particolare le "situazioni di necessità" - e sul tema il dibattito sarà ancora più vivo con le Regioni. Così come sulla decisione di far chiudere i ristoranti degli alberghi la notte del 31 dicembre o sulle deroghe alla quarantena per chi rientri dall'estero. E, ancora, altro tema è stata la possibilità di impugnare la legge della Valle D'Aosta approvata dal Consiglio regionale la quale rivendica l'autonomia rispetto ai poteri statali nella gestione dell'emergenza sanitaria del coronavirus ed è in contrasto con il Dpcm sulle norme anti contagio.

Dal 7 gennaio, si apprende, riapriranno gli impianti sciistici; niente riapertura invece per i centri commerciali nei fine settimana e nei giorni festivi.

(Unioneonline/s.s.)
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