Non si placa la bufera sui parlamentari, tre secondo le ultime informazioni, che hanno chiesto e ottenuto il bonus Covid da 600 euro al mese per le partite Iva.

Una stranezza, in realtà, e non una vera irregolarità, perché a quanto pare i parlamentari in questione ne avevano diritto nonostante lo stipendio di oltre 12mila euro percepito per la funzione pubblica rivestita.

Ad aprile il bonus scattava in automatico, a prescindere da stipendi o eventuali danni provocati dall'emergenza sanitaria. Solo a maggio è stato introdotto un tetto, con il sussidio garantito esclusivamente a chi poteva dimostrare di aver avuto un calo del fatturato. Così, tra marzo e aprile sono stati erogati quasi 6 miliardi di euro e, il mese dopo, 934 milioni.

Nonostante apparentemente non abbiano infranto la legge, scatta la caccia ai "furbetti" di Montecitorio: dai social si leva un coro unanime che chiede nomi e dimissioni.

Le voci si concentrano su 3 partiti: Lega, Movimento 5 Stelle e Italia Viva, ma di nomi e cognomi nessuna traccia.

Condanne anche dal mondo della politica: "Chiunque siano, immediata sospensione", tuona Matteo Salvini. Il presidente della Camera Roberto Fico definisce la vicenda "una vergogna", facendo appello ai parlamentari perché "chiedano scusa e restituiscano quanto percepito". Sottolinea che è una questione di "dignità e opportunità", perché, va ricordato, "in quanto rappresentanti del popolo, abbiamo degli obblighi morali, al di là di quelli giuridici". Nicola Zingaretti telegrafico: "Posso dire che è una vera vergogna?".

Per Luigi Di Maio: "È davvero indecente", i furbetti abbiano "il coraggio di uscire allo scoperto, chiedano scusa agli italiani, restituiscano i soldi e si dimettano, se in corpo gli è rimasto ancora un briciolo di pudore".

Giorgia Meloni a nome di Fratelli d'Italia chiede ai deputati "innocenti" di autoescludersi e rivelarsi sui social usando l'hashtag "#Bonus Inps io no!". Per Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, è colpa anche del governo: "Potrebbe scrivere meglio le leggi per evitare simili storture", denuncia.

LA CONSIGLIERA: "MI AUTODENUNCIO" - L'invito a farsi avanti per ora non viene raccolto ma una consigliera di Milano, Anita Pirovano, si "autodenuncia" per aver richiesto il bonus: "Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e, addirittura, ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza".

"Pur non cedendo alle sirene antipolitiche - scrive Pirovano - ho capito sulla mia pelle che avere un lavoro (nel mio caso più d'uno in regime di lavoro autonomo) mi consente di essere 'più libera' nell'impegno politico presente e ancora più nelle scelte sul futuro, per definizione incerto". Come tanti, prosegue, "mi indigno, perché è surreale, se un parlamentare in carica fruisce di ammortizzatori sociali e penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito".

(Unioneonline/D)

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