Il Covid sta minando l'economia planetaria. L'Italia non fa eccezione e, soprattutto nel settore del turismo, dell'accoglienza e dell'enogastronomia miete vittime anche illustri. È di pochi giorni fa la notizia della "chiusura temporanea" di uno dei simboli dell'hotellerie capitolina, il Raphaël, situato a pochi passi da Piazza Navona, con le sue lussuose camere e la terrazza all'ultimo piano con vista panoramica su Roma, da San Pietro al Pantheon. Il titolare Roberto Vannoni, dice al Corriere della Sera: "La nostra clientela è soprattutto americana. Siamo chiusi da marzo a causa del Covid e riapriremo a settembre, o quantomeno ci speriamo. Dipenderà dall'economia, dal resto...". L'hotel, aperto nel 1963, vanta viste e storie significative: in una delle sale del Raphaël fu composta la canzone "Aguas de março" dell'artista brasiliano Antonio Carlos Jobim e vi soggiornarono drammaturghi e scrittori quali Arthur Miller e Simone de Beauvoir. All'interno dell'albergo c'è una vera e propria collezione d'arte, con reperti archeologici, opere di Picasso, De Chirico e Mirò. Ma il Raphaël ebbe soprattutto un ruolo di primo piano nella storia d'Italia in quanto, nella struttura, durante quasi tutto il periodo della sua carriera parlamentare, soggiornò Bettino Craxi: "La gente pensava a chissà che, ma erano giusto una camera e un cesso", replica il figlio Bobo a chi racconta di fantastiche e gigantesche suite occupate da Bettino. Dove c'era la residenza del politico che portò il Garofano a Palazzo Chigi, dopo una ristrutturazione firmata dall'archistar Richard Meier, è stato realizzato un ristorante. Chi c'è stato, racconta che resistono i vetri blindati fatti sistemare tempo fa. Non a caso, al Raphaël è legata anche a una vicenda che fu, il 30 aprile del 1993, un po' il simbolo della fine della cosiddetta Prima Repubblica: la folla inferocita lanciò monetine da 500 lire contro il leader socialista mentre, dall'ingresso dell'hotel, saliva sulla sua auto. Il giorno prima la Camera aveva votato l'autorizzazione a procedere contro di lui per concussione, corruzione e finanziamento illecito. Ma dalla camera all'ultimo piano che occupava, nella notte tra il 10 e l'11 ottobre del 1985, Craxi diede anche l'ordine alle forze speciali dei carabinieri di puntare i fucili contro i soldati americani a Sigonella, dove era atterrato l'aereo con a bordo i dirottatori della nave da crociera Achille Lauro. Gli uomini al comando del generale di brigata aerea Carl W. Stiner avevano infatti circondato l'aereo, con l'intento di prelevare i terroristi palestinesi che avevano sequestrato il transatlantico e ucciso il passeggero americano di religione ebraica Leon Klinghoffer. Nella notte il presidente Ronald Reagan chiama Craxi e, complice anche un interprete poco attento, si aprì la più virulenta crisi diplomatica tra Italia e Stati Uniti. Craxi chiedeva che i terroristi venissero giudicati in Italia, Reagan da un tribunale statunitense. Alla fine Reagan cederà, ma il retaggio di quello scontro si trascinerà anche negli anni seguenti. Tornando al Raphaël, il centralinista receptionist Marcello Giovanbattista diventò di fatto l'assistente personale di Craxi, seguendolo fino ad Hammamet. Ma sono aneddoti di vicende e personaggi di cui, dopo 25 anni, più che le cronache parlano i libri di storia.
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