Parla Sergio Brugiatelli, l'uomo che la notte in cui morì il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega denunciò il furto dello zaino e la richiesta di estorsione, facendo scattare l'operazione.

"Desidero chiarire che non sono un intermediario di pusher né, tanto meno, un informatore delle forze dell'ordine" ha sottolineato in una nota diffusa dal suo legale Andrea Volpini. E ha gettato nuove ombre sulla storia, con il suo legale che nel pomeriggio ha rivelato: "Non ricorda di aver detto subito dopo l'omicidio di Cerciello che gli aggressori fossero magrebini".

Una smentita a tutti gli effetti dunque, rispetto alla versione ufficiale fornita dal comandante provinciale dei carabinieri, il generale Francesco Gargaro, che ha voluto chiarire "l'equivoco" iniziale in cui si ipotizzò che gli aggressori fossero nordafricani: "L'indicazione dei magrebini c'è stata data subito dopo l'omicidio" dall'uomo derubato dello zaino, ha spiegato il generale. "Poi la sera in caserma, davanti alle evidenze, ha ammesso che erano americani".

Dopo aver denunciato di essere stato derubato dello zaino ai carabinieri presenti a Trastevere, Brugiatelli contattò mezz'ora dopo il 112 per segnalare nuovamente quel furto nonostante fosse stato invitato a presentare formale denuncia in un qualsiasi ufficio di polizia. E proprio su questo punto l'uomo ha precisato: "Se dopo il furto subìto ho chiamato il 112, senza aspettare l'indomani per sporgere denuncia, come mi era stato in un primo momento consigliato dai carabinieri, è stato perché ho avuto paura. Quando ho chiamato il mio numero di cellulare, chi ha risposto non ha solo preteso denaro e droga per riconsegnare le mie cose. Mi hanno minacciato, dicendo che sapevano dove abitavo e sarebbero venuti a cercarmi", ha aggiunto.

(Unioneonline/D)
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