Hanno confessato i due americani che sono stati fermati per l'omicidio di Mario Cerciello Rega, il vice brigadiere dei carabinieri accoltellato giovedì notte a Roma.

Davanti a prove che gli inquirenti definiscono "schiaccianti" hanno ammesso le proprie responsabilità.

A impugnare il coltello usato come arma del delitto sarebbe stato Elder Finnegan Lee, mentre Natale Hjorth è comunque accusato di omicidio in concorso e tentata estorsione (quest'ultima circostanza è relativa al fatto che per restituire il borsello rubato al pusher avrebbero chiesto in cambio un grammo di cocaina e 100 euro).

Durante l'interrogatorio di convalida del fermo davanti al gip i due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

"È un ragazzo di 19 anni molto provato dalla situazione. Per rispetto del militare è meglio stare in silenzio", ha dichiarato il difensore di Lee, Francesco Codini.

Nel decreto di fermo sono state inserite le dichiarazioni dello spacciatore derubato dai due studenti dopo essersi resi conto di aver ricevuto non cocaina ma aspirina tritata. Le sue parole sarebbero state fondamentali per ricostruire l'accaduto.

Così come i ricordi del collega di Rega, del portiere dell'hotel in cui gli statunitensi alloggiavano e del facchino che ha descritto "'l'abbigliamento di uno dei ragazzi e il passo veloce col quale è entrato nell'albergo".

Ci sono poi i riscontri dati dalle fotografie, dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, il ritrovamento del coltello sporco di sangue nella camera d'hotel.

I due sono stati portati a Regina Coeli.

(Unioneonline/s.s.)
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