Dopo l'anticipazione di sabato, ieri è andato in onda alla trasmissione "Le Iene" il servizio di Giulio Golia sul caso Vannini, il 20enne ucciso nel 2015 a Ladispoli, a casa della fidanzata, da un proiettile sparato - secondo la sentenza d'appello - dal suocero Antonio Ciontoli, condannato a cinque anni di carcere per omicidio colposo.

A sparare invece sarebbe stato suo figlio Federico, condannato anche lui - a tre anni - ma solo per il comportamento successivo allo sparo, perché, ritardando i soccorsi assieme agli altri familiari, ha causato la morte del giovane, che con un intervento tempestivo poteva essere salvato.

La clamorosa testimonianza è di Davide Vannicola, amico dell'ex comandante dei carabinieri Roberto Izzo, a sua volta amico di Antonio Ciontoli.

"Izzo sapeva - racconta Vannicola - che a sparare era stato il figlio di Antonio, Federico Ciontoli. E fu egli stesso a suggerire al padre di prendersi la colpa, perché facendo parte dei Servizi non gli avrebbe precluso più di tanto, mentre il figlio è giovane...".

A raccontarlo a Vannicola sarebbe stato lo stesso Izzo: "Un giorno è venuto nel mio negozio (di borse, ndr) e mi ha detto: 'Forse ho fatto una ca***ta. Una ca***ta che non si può recuperare a livello di coscienza, è morto un ragazzo. Me la porterò dentro per tutta la vita. Hai sentito parlare del caso Vannini?'".

Poi la confidenza: "Mi disse che Ciontoli l'aveva chiamato per risolvere un problema. 'Robè è successo un guaio. Qui la mia famiglia ha fatto un casino, c'è il ragazzo di mia figlia ferito nella vasca, me devi aiutà. Hanno fatto un guaio grosso'".

Il "guaio grosso", dunque, l'avrebbero fatto i suoi familiari - il figlio Federico per la precisione - e non Antonio Ciontoli.

In casa quella sera c'erano, oltre ad Antonio, la moglie Maria Pezzillo, la figlia Martina, fidanzata di Vannini, e Federico (tutti condannati a tre anni) con la sua compagna Viola (assolta).

Con i legali della famiglia di Marco che hanno fatto ricorso in Cassazione contro la condanna, ritenuta troppo lieve, ad Antonio Ciontoli, questa clamorosa testimonianza - se verificata - potrebbe riaprire il caso.

Le Iene hanno cercato anche Roberto Izzo, che ha risposto così: "Questa storia sta diventando imbarazzante un po' per tutti. Io ho giurato davanti a un tribunale di dire la verità".

(Unioneonline/L)
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