Si terrà il prossimo 30 marzo - davanti al Gup Maria Alessandra Tedde - l'udienza preliminare che vede imputati quattro medici del Cto di Iglesias per la morte di Roberta Porru.

La giovane donna morì nell'aprile del 2017, alla soglia dei quarant'anni, appena quarantotto ore dopo aver dato alla luce due gemelline. Il pubblico ministero Maria Virginia Boi, nei mesi scorsi, aveva chiesto il rinvio a giudizio per quattro medici: i ginecologi Pierpaolo Agus, Roberta Bargellini, Paola Curridori e l'anestesista Ines Mura, ipotizzando l'omicidio colposo in ambito sanitario e la cooperazione nel delitto colposo. Roberta era stata ricoverata l'8 aprile di tre anni fa nel presidio di Iglesias per il parto cesareo programmato, poi la situazione era precipitata, era stata sottoposta a trasfusioni e trasferita in Rianimazione (che all'epoca aveva ancora sede al Santa Barbara, l'altro ospedale di Iglesias) e successivamente al Brotzu di Cagliari, dove è morta la mattina del 10 aprile.

Dall'esame autoptico e dalle ulteriori indagini cliniche disposte dalla Procura nei mesi successivi, sarebbero emersi fatti importanti: in particolare per quanto riguarda le condizioni di Roberta, considerata una paziente a rischio di sviluppare la "Sindrome di Hellp": una condizione frequente nelle gravidanze gemellari e che causa problemi epatici, distruzione dei globuli rossi nonché riduzione delle piastrine. Ma anche un trasferimento non tempestivo nella Terapia intensiva. Dopo la morte di Roberta, l'allora ministro Beatrice Lorenzin aveva inviato gli ispettori ministeriali al Cto.

Cinzia Simbula
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