Il rogo che nell'agosto 2017 aveva avvolto il primo piano della villetta di Medadeddu a Carbonia e il cui fumo aveva soffocato e ucciso l'infermiera Anna Maria Merola potrebbe essere stato appiccato volontariamente.

È l'ipotesi seguita dalla Procura di Cagliari, che contesta il reato di omicidio volontario a Giuseppe Demurtas, marito della vittima: un atto definito dovuto, perché consente all'uomo di partecipare attivamente allo sviluppo dell'inchiesta con propri consulenti nel caso siano eseguiti accertamenti irripetibili. Nel contempo gli inquirenti non hanno abbandonato la pista del corto circuito, che potrebbe essersi originato da un elettrodomestico.

Proprio tre giorni fa i carabinieri del Ris e il procuratore aggiunto Paolo de Angelis si erano recati nell'abitazione per eseguire nuovi rilievi e controlli. La vittima, 59 anni, che da tempo aveva problemi di deambulazione e si muoveva con difficoltà, era rimasta imprigionata nell'edificio mentre divampava il rogo. Si erano salvati proprio il marito (pensionato), i due figli e due ragazze.
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