«Hanno inquinato i percorsi, il virus si è diffuso così, per una clamorosa mancanza di chi avrebbe dovuto tenere in sicurezza l'ospedale».

È un'altra voce dalla trincea della sanità sassarese. Anonima per autotutelarsi di fronte a una direzione aziendale particolarmente aggressiva, persino scomposta nella replica diffusa ieri dopo le accuse di un dirigente medico che puntava il dito sulle falle del sistema. I numeri parlano chiaro: il 60 per cento dei casi di positività riguarda personale sanitario. Una percentuale altissima. «Un caso nazionale», ripete il medico, con la voce rotta dalla fatica ma anche dalla rabbia.

Il giallo - E, intanto, viene fuori anche la vicenda di un'altra possibile causa di diffusione del coronavirus al Santissima Annunziata. Un medico del reparto di Cardiologia si è recato, in un periodo compreso tra il 17 e il 20 febbraio, a Milano, quando la Lombardia era già stata toccata dal contagio. Al suo ritorno, nessuna quarantena. Il virus si è diffuso, si sono verificati numerosi contagi e il reparto è stato chiuso per alcuni giorni. La direzione sanitaria era stata avvertita? Aveva autorizzato il viaggio? Anche questo è materiale per la Procura della Repubblica che ha aperto un'inchiesta.

Il comunicato - Ieri l'Aou di Sassari ha replicato con veemenza a un dirigente medico che denunciava sull'Unione Sarda la grave impreparazione di fronte all'emergenza. «È sconcertante, oltremodo vergognoso, leggere le accuse anonime di un alto dirigente dell'Aou che invoca la caduta di alcune teste. È scioccante, ancora di più, che in un simile frangente questo dirigente medico di alto livello abbia tempo più per criticare la sua azienda che per contribuire in maniera costruttiva all'intera emergenza ospedaliera», sostiene il comunicato della direzione strategica. «Con molta probabilità questo medico parla senza cognizione di causa. Ma in tutti questi mesi, dov'era? Dov'era quando già a gennaio partivano le disposizioni per i reparti? Dov'era quando si predisponevano gli atti e le attività per fronteggiare l'emergenza? Dov'era quando a febbraio si effettuavano i corsi per i referenti aziendali della rete del rischio infettivo? Dov'era quando, anche nel suo reparto, venivano distribuiti i dispositivi di protezione? Era forse impegnato al di fuori del proprio reparto, per non rendersi conto di quanto avveniva all'interno della propria Azienda»?

Emarginato - A quanto ne sa l'Unione Sarda il dirigente era stato emarginato dopo che la nuova "direzione strategica" aveva preso in mano le redini della sanità sassarese. La stessa che conta morti e un record di contagiati.

La curiosità - Resta poi non esaudita la curiosità di sapere chi si celi dietro la "direzione strategica" e se ci sia anche un "direttore strategico". O se possa diventarlo il generale medico Antonio Battistini, comandante di sanità dell'Esercito, ieri a Sassari per un vertice con l'assessore regionale Mario Nieddu, il presidente del Consiglio regionale Michele Pais e la prefetta Maria Luisa D'Alessandro.

A chiudere il cerchio un documento dell'Ordine dei medici della provincia di Sassari: «Gli operatori sanitari che oggi stanno in trincea spesso combattono seguendo tattiche che gli sono state imposte da chi, nella cabina di comando, sembra non conoscere il campo di battaglia». E ancora: «La carenza dei dispositivi di protezione e dei ventilatori rappresenta una delle principali criticità per l'assistenza e per la sicurezza. Indubbio che alla fine della partita qualcuno dovrà pur rispondere della carenza di questi e altri presidi». Questa volta nessuna voce anonima. L'atto d'accusa è firmato da Nicola Addis, presidente provinciale dell'Ordine.

Ivan Paone

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