C'è un bel pezzo di Italia nella caduta del Muro di Berlino e ha la voce e il viso del giornalista Riccardo Ehrman, oggi novantenne, trenta anni fa corrispondente dell'Ansa a Berlino Est. È stato lui la sera del 9 novembre 1989 a porre la storica domanda sulle nuove regole per la "circolazione dei tedeschi" che fece crollare prima il Muro e poi la Germania dell'Est. È una vicenda sulla quale si è scritto tanto e si è fatta anche un po' di immancabile dietrologia. Per esempio Ehrman fu accusato dai giornali tedeschi di essere uno strumento nelle mani dei comunisti, (il presidente Erich Honecker era stato appena dimissionato) e di aver ricevuto il suggerimento a porre il quesito. «Non è pensabile che per un annuncio di tale importanza - ha sempre detto Ehrman - fosse necessaria una domanda ammaestrata».

Le cose accadono, anche quelle straordinarie come il crollo del Muro, e a farle succedere qualche volta sono piccoli passi che mettono in moto la valanga. La Storia ci dice che i Paesi del blocco comunista vivevano giorni di grande fermento. Già nell'estate l'Ungheria aveva aperto le frontiere con l'Austria, innescando la prima miccia. Ma la data di svolta è il 9 ottobre, epicentro Lipsia, Germania Est: 70mila persone avevano invaso la città, paralizzato l'apparato repressivo, e chiesto libertà. Un evento che diede coraggio a tutto il Paese. Si potrebbe persino dire che il muro cominciò a cadere proprio nella città dove Bach compose le opere più celebri. Senza il 9 ottobre insomma non ci sarebbe stato il 9 novembre. Conferenza stampa E quella sera Ehrman arrivò in ritardo alla conferenza stampa convocata dai vertici della Ddr per illustrare le nuove regole sui transiti tra le due Germanie. Potsche, direttore dell'Adn (l'agenzia di informazione della Germania dell'Est), la sera prima aveva rivelato al giornalista dell'Ansa che c'era un grande dibattito nel gruppo dirigente del partito comunista della Ddr intorno alla graduale aperture.

A ben guardare c'erano tutti gli ingredienti perché fosse un incontro con i giornalisti meno paludato del solito. A rispondere alle domande dei cronisti c'era l'allora portavoce del governo Günter Schabowski che, per quanto avesse con sé le istruzioni scritte da Egon Krenz (numero uno del partito e successore di Honecker), forse non le aveva lette con la dovuta attenzione. Domanda chiave Così alla domanda, "ab wann", fatta da Ehrman, "da quando" partono le nuove regole, Schabowsky replicò con un confuso "ab sofort", "da subito, credo". «Per me fu subito chiaro - ha raccontato Ehrman che ora vive a Madrid - che quelle nebulose parole significassero la caduta del Muro.

La conferenza stampa del 9 novembre 1989. Erman, primo a sinistra (foto archivio governo tedesco)
La conferenza stampa del 9 novembre 1989. Erman, primo a sinistra (foto archivio governo tedesco)
La conferenza stampa del 9 novembre 1989. Erman, primo a sinistra (foto archivio governo tedesco)

I colleghi tedeschi non compresero immediatamente la portata dell'annuncio del portavoce. Lui aveva parlato di facilitazioni di viaggio, e tutti i giornalisti presenti hanno scritto questo ma non che cosa significava». Il giornalista dell'Ansa non aveva invece alcun dubbio. «Nel 1961 il Muro era stato costruito proprio per impedire che i tedeschi orientali potessero andare in occidente, il fatto che potessero, senza passaporto o visto, passare dall'altra parte, per me significò chiaramente che il muro era crollato». Il resto è cronaca di una delle più straordinarie notti vissute da Berlino: in poche ore centinaia di tedeschi dell'est si accalcarono al posto di confine di Bornholmer Strasse, presidiato dal tenente colonnello Harald Jäger.

Il militare cercò per ore di mettersi in contatto con i vertici del partito e, senza avere alcuna risposta, decise di sollevare la sbarra. Era davvero l'inizio della fine del blocco comunista e della Guerra Fredda. Riconoscimenti Di quella conferenza stampa, sono stati almeno sei giornalisti a intitolarsi l'onore di aver fatto la fatidica domanda. Ma c'è il filmato che smentisce e assegna a Ehrman il ruolo di "involontario protagonista assoluto", tanto da essere insignito della Bundesverdienstkreuz, l'onorificenza della Germania federale. Non è tutto: il cancelliere Helmut Kohl gli disse una volta: «Noi due abbiamo fattto qualcosa per la Riunificazione», mentre l'ex cancellerie Willy Brandt, che fu anche sindaco di Berlino Ovest, si complimentò così con Ehrman: «Kurze Frage, enorme Wirkung", domanda breve, effetto enorme.
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