Si chiuderà il 12 marzo con la sentenza il processo d'appello ai due giovanissimi accusati assieme ad altre persone dell'omicidio di Manuel Careddu, 18 anni, ucciso l'11 settembre del 2018 sulle rive del Lago Omodeo.

Oggi la sostituta procuratrice generale Liliana Ledda ha chiesto la conferma della condanna a 16 anni inflitta in primo grado dal tribunale dei minori ma, dopo le arringhe dei difensori, i giudici della sezione minorile della corte d'Appello di Cagliari hanno rinviato per le repliche e la sentenza.

Vigilati dagli agenti della polizia penitenziaria minorile, i due ragazzi di 18 e 19 anni hanno assistito all'udienza in silenzio, solo la ragazzina ha deciso di parlare ai giudici rilasciando brevi dichiarazioni spontanee nelle quali si è detta pentita per il gesto a cui ha partecipato ma ha ribadito che non era a conoscenza dell'intenzione di uccidere il diciottenne col quale aveva contratto un debito di droga per 400 euro.

Due ore e mezza di udienza concluse con le arringhe dei difensori Giancarlo Frongia e Gianfranco Siuni che hanno sollecitato di far cadere l'aggravante della premeditazione riducendo così le responsabilità dei propri assistiti.

La Corte presieduta dal giudice Giovanna Osana ha poi rinviato al 12 per la sentenza.

A chiedere che venga confermata la sentenza di primo grado è anche Fabiola Balardi, mamma di Manuel: "Ritengo pochi i 16 anni - ha detto a fine udienza - ma che almeno questi vengano confermati".
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