Nel suo vissuto è impresso il marchio della sofferenza. Ma anche il segno del riscatto, che le irradia il viso di un candore infantile. Laura Chironi è nata a Nuoro, ha 19 anni, frequenta il quinto anno del liceo scientifico Fermi e il 10 maggio parteciperà a Cagliari a una delle selezioni che sanciranno quali reginette di bellezza si contenderanno la finale regionale sarda, trampolino di lancio per l'edizione 2019 di Miss Italia. Da bambina esclusa in classe dalle compagne a ragazza ambiziosa e solare: ha da poco compiuto i primi timidi passi come modella, entrando a far parte dell'agenzia cagliaritana Venus Dea e ritagliandosi il ruolo di una tra le più promettenti aspiranti mannequin sarde di grido.

FASHION E PISCINA - "Sono sempre stata attratta - dice - dalle sfilate di moda. Il mio primo ricordo è quello di quando, bambina di cinque anni, sbirciavo di nascosto mia madre mentre si truccava e sceglieva che scarpe calzare. I capi di vestiario, i prodotti di bellezza e i semplici accessori divennero ben presto i simboli del fascino e della classe". Il faro però è sempre stato lo studio. "La cultura è fondamentale: ho dedicato tantissimo tempo all'apprendimento. Mi iscriverò in una facoltà attinente alla mia passione scientifica: il ballottaggio è tra astrofisica e ingegneria biomedica". Altra indomita passione, lo sport. "Ho praticato nuoto per dieci anni. È uno sport che induce a un continuo confronto con sé stessi, aiutando a gettare il cuore oltre l'ostacolo. Per due anni poi ho fatto l'arbitro di calcio. Un'esperienza indimenticabile che mi ha educato al continuo confronto con il prossimo e all'importanza di far rispettare le regole". L'anno scorso da studentessa di Intercultura ha trascorso un anno in Messico. "È stata un'avventura totalmente formativa. Immergendomi in una mentalità divergente da quella europea, ho imparato a osservare il mondo senza pregiudizi, riconoscendo alle diversità un inestimabile valore istruttivo".

LE FERITE DELL'ANIMA - "Durante le scuole elementari - racconta mentre una lacrima le riga il viso - sono stata vittima di soprusi. Le compagne di classe, non volendo che giocassi con loro, erano solite isolarmi, creandomi il vuoto intorno". Nulla di cruento, ma fonte di disagio nell'intimo emotivo di una creatura sensibile. "All'inizio mi colpevolizzai, pensando che il problema fossi io. Soffrivo così intensamente da non riuscire a confidarmi con i miei genitori. Non avevo ancora capito che parlare è il primo passo per risolvere i conflitti interiori. Quando ebbi la forza di aprirmi con mia madre, lei fu comprensiva e dicendomi di non piangere più, mi diede un consiglio che si rilevò decisivo. Visto che le bambine erano alleate nell'emarginarmi, avrei dovuto giocare con i maschietti. E così feci, interrompendo una spirale di sofferenza psicologica che avrebbe potuto lasciare ferite ben più profonde".

Una risata contagiosa ravviva il viso di Laura. "Se oggi sono una ragazza determinata, devo ringraziare anche quelle mie compagne. Senza volerlo, hanno contribuito a che sviluppassi uno smisurato amore per me stessa".

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