Le liste d'attesa erano già lunghe prima, dopo l'emergenza Covid la situazione è ulteriormente precipitata, fino a diventare insostenibile.

E' l'allarme lanciato questa mattina davanti al palazzo del Consiglio regionale dai sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil, in un sit in di protesta cui hanno partecipato un centinaio di persone.

"Chiediamo un intervento finanziario e l'assunzione di specialisti per rispondere alla domanda - spiega il segretario di Spi Cgil Marco Gregu -, non si capisce poi, perché nel periodo dell'emergenza la sanità privata ha continuato a lavorare e la pubblica ha rallentato tutti gli interventi".

C'è un sostanziale blocco delle attività sanitarie, specialistiche, ambulatoriali e chirurgiche, delle cure per il parkinson, delle terapie oncologiche e per le malattie cardiovascolari.

I sindacati chiedono anche di essere coinvolti nella discussione sulla riforma sanitaria avviata in Consiglio. Tre le priorità che vorrebbero portare all'attenzione della commissione, il miglioramento della rete ospedaliera, un pacchetto di misure per gli anziani che necessitano di controlli continui e di accertamenti diagnostici e terapeutici.

Una delegazione è stata ricevuta dal presidente del Consiglio Michele Pais e dai capigruppo.

I ritardi nelle visite e negli esami diagnostici, con l'allungamento delle liste d'attesa, erano stati denunciati nei giorni scorsi anche dall'associazione dei pensionati delle Acli, la Fap. All'ospedale di Sassari la situazione più critica: al 9 marzo, dunque prima del Covid, occorrevano già 8 mesi per effettuare una Tac con il contrasto, 7 per una mammografia, 5 per un Tsa a una risonanza. Stesso copione per le visite specialistiche: 40 giorni per una visita ortopedica, 130 per una neurologica, 77 per una endocrinologica, 81 per una pneumologia. Tempi che, secondo la Fap, ora si sono moltiplicati con 100 giorni in più.

(Unioneonline/L)
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