In cura da oltre cinque anni per una grave patologia, è costretta a recarsi a Roma «ogni due settimane per sottoporsi alle terapie» assieme a un accompagnatore, «perché non posso sollevare pesi elevati». Cinquant'anni, cagliaritana, dopo mesi di clausura forzata dovuta al diffondersi del contagio da coronavirus la paziente (della quale il giornale non fornisce le generalità a tutela della sua identità) in queste ultime settimane avrebbe voluto tornare in città ma non ha potuto farlo ed è rimasta nella Capitale. Dove si trova da febbraio. Una scelta legata inizialmente alla volontà di proteggere «i genitori anziani» e poi, più recentemente, a quella di «non sottostare» a un isolamento definito «perpetuo» per la quarantena obbligatoria cui deve sottoporsi chiunque torni nell'Isola (per arginare l'espandersi del Covid-19). La terapia infatti «è necessaria ogni 10/12 giorni», e tornare in Sardegna comporterebbe stare chiusa in casa sino alla partenza successiva. Così la donna si chiede «se questo nuovo virus abbia sospeso il diritto dei malati con altre patologie di poter svolgere una vita normale».

La nota esplicativa

All'origine del problema potrebbe esserci un cortocircuito nelle comunicazioni intercorse tra la 50enne e diverse autorità pubbliche. La Protezione civile, contattata, sostiene ci sia stato un «fraintendimento» perché in realtà la «permanenza domiciliare» non si dovrebbe applicare nel caso gli spostamenti «siano comprovati da motivi di salute». Risulta dalla nota esplicativa dell'ordinanza del presidente della Regione pubblicata il 9 marzo. Ma la paziente, contattato l'ente, sostiene le sarebbe stata ribadita «la necessità di sottoporsi in ogni caso all'isolamento». Ultimo passaggio di una vicenda che ha visto la 50enne scrivere mail (tutte conservate, risposte comprese) e inoltrare telefonate a innumerevoli uffici per cercare di venire a capo del problema (senza riuscirvi).

Roma e la malattia

La malattia è abbastanza «invalidante» e «mi costringe da anni a fare avanti e indietro», dice la donna. Nei primi tempi del contagio «ho deciso di stare a mie spese a Roma, dove già mi trovavo per le cure, e di non rientrare in Sardegna sino a un miglioramento della situazione, anche per proteggere i miei genitori anziani». Un'attesa andata avanti sino al 4 maggio, quando ha ritenuto di dover rientrare e ha scoperto della necessità di ottenere l'autorizzazione «del presidente della Regione». Eppure, ha sostenuto la paziente, «l'isolamento prudenziale di quattordici giorni non è richiesto a tutti perché alcuni per motivi di servizio hanno l'autorizzazione a entrare in Sardegna senza dovervi sottostare. Quindi basta essere autorizzati».

Lo scambio di mail

Lo scambio di comunicazioni elencato dalla 50enne comincia da un primo contatto con la Regione, che avrebbe risposto suggerendo «di chiamare il numero della Protezione civile»; quindi c'è la mail inviata all'Ufficio regionale relazioni col pubblico con la sollecitazione di una deroga legata allo stato di salute (ma le si conferma la necessità dell'autoisolamento); il 5 maggio ecco la richiesta di chiarimenti al governatore Christian Solinas; il 6 l'ufficio di gabinetto del presidente «ha ribadito» che «le deroghe riguardano le urgenze»; il 7 maggio la donna chiede «quale trafila seguire» alla Prefettura, da dove le viene suggerito di contattare gli uffici regionali. Intanto «risponde anche l'Ats, che mi dice di parlare con la Regione». Risultato: la paziente è a Roma da quasi quattro mesi. Poi alcuni giorni fa interviene Pasquale Antonio Belloi, direttore della Protezione civile: «La signora se residente in Sardegna può tornare qui quando vuole e, per motivi di salute, spostarsi ogni volta che abbia necessità di farlo» spiega, «per casi simili si viaggia tranquillamente, la quarantena si interrompe. Se si fosse rivolta alla sala operativa regionale le avremmo detto di rientrare senza problemi». L'Ufficio relazioni col pubblico citato dalla paziente «è della Prefettura, che quando ha dubbi rimanda alla Regione».

La risposta: isolamento

La donna a quel punto contatta nuovamente la Protezione civile: «Ma hanno ribadito la necessità di stare in isolamento», fa sapere. Un groviglio. Che, forse, terminerà lunedì. Quando la riapertura sarà totale.

Andrea Manunza

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