Cagliari, tardo pomeriggio del 25 marzo, un martedì di sole pallido e stanco. La Sardegna è in piena emergenza Covid-19, i casi aumentano, ci sono le prime vittime e si teme che l'onda virale che ha già piegato la Lombardia e il Nord Italia devasti anche la nostra regione, mandando in tilt gli ospedali, seminando morte e paura.

Sul cofano di un'auto - una Fiat 500 - ci sono fogli e documenti. Sono gli atti costitutivi di una nuova Onlus, si chiama Amici di Sardegna uniti contro il Covid-19. A turno i sette fondatori si avvicinano all'auto, con le mascherine e i guanti. Per giorni si sono sentiti solo per telefono. Ora invece finalmente si vedono, anche se non possono abbracciarsi. Si salutano e si sorridono a distanza, promettendosi che quando finirà tutto ci si incontrerà per festeggiare la fine di un incubo. E firmano, uno dopo l'altro. Per ultimo tocca al notaio, che non ha voluto un centesimo come nessuno di loro. Prende gli atti e li porta via, per registrarli.

Venerdì 3 aprile, nove giorni dopo. Due dei fondatori della Onlus - ognuno al volante della propria auto - percorrono la Statale 130 da Cagliari sino a Domusnovas, diretti nello stabilimento della SicCom, un'azienda sarda che produce e commercializza presidi sanitari di protezione. Sono lì per ritirare la prima parte della merce già acquistata e che sarà consegnata nei prossimi giorni. In poco più di una settimana l'associazione ha raccolto 48mila euro che ha subito investito per donare il materiale che serve ai medici del Santissima Trinità, l'ospedale cagliaritano in primissima linea nel fronteggiare l'emergenza coronavirus. Un successo straordinario, un piccolo stupefacente esempio di come la catena della solidarietà e della generosità riesca a smuovere le coscienze, mettendo tappi alle falle lasciate da una miope gestione politica che per anni ha relegato in secondo piano la sanità pubblica. E tutto a tempo di record, senza fronzoli né squilli di tromba.

Ognuno dei protagonisti di questa commovente gara di beneficenza - sei avvocati cagliaritani e una imprenditrice titolare di un centro estetico - preferisce restare anonimo. Non vogliono notorietà, né applausi. L'emergenza non è finita: medici e infermieri dei nostri ospedali hanno ancora bisogno dei sardi. Siamo in costante contatto con la direzione sanitaria del Santissima Trinità che ci indica le priorità e le necessità che hanno, anche se gli acquisti li facciamo noi, li contabilizziamo e poi li doniamo all'ospedale. La guerra è lunga. Non si può indietreggiare. E c'è una promessa solenne da rispettare. "Come e perché è nata l'associazione? Questo virus insidioso purtroppo ha colpito anche una persona a noi cara - spiega il professionista -. Per giorni abbiamo vissuto nell'angoscia, oppressi da un senso di impotenza che ci stava devastando. Alla fine ci siamo detti che dovevamo fare qualcosa, che ognuno di noi poteva e doveva fare la sua parte. Abbiamo contattato il Santissima Trinità e abbiamo capito che la situazione era drammatica, che mancavano tantissime cose. Così abbiamo deciso di fare di tutto per aiutare chi si prende cura dei nostri malati e abbiamo creato la Onlus".

Da lì è iniziato il tam-tam sui social, le telefonate, il passaparola. E le donazioni sono fioccate. Sono arrivate centinaia di donazioni, 5000 euro da parte di una generosissima imprenditrice, poi da 1000, da 100, da 20, compresa quella di una bambina che ha chiesto alla mamma di rompere il suo salvadanaio. Ognuno ha messo quello che poteva e li ringraziamo uno a uno, dal più profondo del cuore. E' stato commovente, ci ha dato una carica enorme e ci incoraggia ad andare avanti". Mettere su l'associazione e gestire una tale mole di acquisti specialistici in così pochi giorni non è stato facile, come anche districarsi fra la selva di fornitori, prezzi, tipi di dispositivi. Di fatto dal 25 marzo ognuno dei fondatori ha dedicato gran parte della giornata a lavorare per la Onlus, tralasciando per un po' la propria professione. "Per capire come muoverci ci hanno aiutato alcuni amici medici, inoltre abbiamo deciso di privilegiare a parità di prezzo i fornitori sardi - spiegano -. Sacrifici? Non sono nulla rispetto a quello che medici e infermieri e tutto il personale sanitario sta affrontando in queste settimane, siamo una goccia nel mare ma il grazie da parte loro vale più di ogni altra cosa".

Sabato 4 aprile la prima tranche del materiale acquistato è stata consegnata al Santissima Trinità. Gli Amici Sardi uniti contro il Covid-19 hanno mantenuto la promessa che si erano fatti il 25 marzo firmando quelle carte sul cofano di un'auto, sotto quel sole pallido e triste, senza potersi abbracciare. Ma ce ne sono altre di promesse. E loro non hanno intenzione di fermarsi.
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