Quasi quaranta metri di galleria nascosti nelle viscere di Castello, il passato dimenticato di una storia urbanistica rivoluzionaria: quei lavori già avviati sembravano poter dare vita a una nuova arteria nel cuore di Cagliari. Dal fosso di San Guglielmo (Clinica Aresu) sino a via Macomer: un tunnel destinato a collegare Stampace e Villanova, due anime cittadine considerate troppo distanti nello sviluppo del capoluogo a ridosso tra le guerre.

ANNI DI STUDIO Il paradosso è che il progetto, concepito nel 1930, prese forma proprio quando il secondo conflitto mondiale stava già offuscando il destino dell'Isola e di tutta l'Italia. I primi interventi partirono a cavallo tra il 1941 e il 1942, dopo oltre dieci anni di studi su dove realizzare l'entrata e l'uscita del traforo. Già da metà degli anni Venti si era ipotizzato un piano di attraversamento della città per alleggerire via Manno (l'unica arteria di collegamento tra il centro e le strade del nuovo sviluppo residenziale di Villanova e San Benedetto), ormai appesantita dal continuo viavai di tram e dal rapido aumento del traffico automobilistico.

LE TESTIMONIANZE Lo storico dell'arte Franco Masala, nei suoi volumi Cagliari Quartieri storici, parlava di "imbocco nel fosso di San Guglielmo e uscita in una spianata fuori da vico dei Giardini per una lunghezza complessiva di 262 metri". E Francesco Corona, autore della "Guida di Cagliari e suoi dintorni", riferiva di un'opera funzionale al «transito dei pedoni e dei veicoli, ma eventualmente anche del tram urbano a un solo binario».

L'APPROVAZIONE Il nuovo piano regolatore di Cagliari venne approvato dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici soltanto il 30 ottobre 1941. La nuova variante del progetto prevedeva inizialmente la costruzione di una galleria di circa 400 metri, larga 16 e alta 8, con l'uscita nell'attuale piazza San Rocco. In fase di appalto il Genio civile decise però di modificare ulteriormente il tracciato. L'uscita di Villanova venne spostata tra via Ozieri e via Macomer, con una riduzione della lunghezza della galleria fino a 340 metri.

Cagliari: una veduta dall'alto del fosso di San Guglielmo, tra via Porcell e la clinica Aresu, dove sono iniziati i lavori del tunnel sotto Castello (Archivio L'Unione Sarda)
Cagliari: una veduta dall'alto del fosso di San Guglielmo, tra via Porcell e la clinica Aresu, dove sono iniziati i lavori del tunnel sotto Castello (Archivio L'Unione Sarda)
Cagliari: una veduta dall'alto del fosso di San Guglielmo, tra via Porcell e la clinica Aresu, dove sono iniziati i lavori del tunnel sotto Castello (Archivio L'Unione Sarda)

UN TUNNEL IN CITTA' I lavori partirono quasi subito dal fosso di San Guglielmo, sotto via Porcell. Decine di operai avevano avviato gli scavi per il traforo che - secondo le indicazioni inserite nel Piano regolatore Crespi - avrebbe dovuto attraversare Castello e sbucare nel cuore di Villanova. Ma nel progetto concepito era stato previsto anche un collegamento avveniristico con Castello: dal tunnel un ascensore sarebbe dovuto salire sino a piazza Indipendenza.

PERCORSO A OSTACOLI Ma i lavori sotto Castello dovettero fare i conti con la devastazione della guerra. Gli scavi di San Guglielmo andarono avanti a rilento per due anni, prima di fermarsi definitivamente dopo i micidiali bombardamenti sulla città del 1943. La galleria urbana - profonda una quarantina di metri - si trasformò subito in un rifugio antiaereo che riusciva a dare scampo ai cagliaritani di Stampace alta. L'intervento si fermò ma non venne immediatamente abbandonato ai tempi della ricostruzione della città.

IL PIANO DEL DOPOGUERRA Il progetto nel tunnel venne inserito nel piano di rinascita urbanistica di Cagliari varato tra la fine del '45 e l'inizio del '46. Tuttavia la strada si fece di nuovo in salita: tra gli amministratori affiorarono molti dubbi sui costi e sulla tenuta statica dell'opera, soprattutto a causa della struttura calcarea dominante nel sottosuolo di Castello. Nella città che riprendeva vita dopo gli orrori della guerra si perse il coraggio di osare: il sogno del tunnel cittadino si spense con la saracinesca che chiuse per sempre il foro di San Guglielmo. Eppure quel tunnel mai nato potrebbe stuzzicare ancora la fantasia degli urbanisti.
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