La conversazione è stata intercettata nel febbraio scorso dagli investigatori del Gico delle Fiamme Gialle: Mario Burlò (l'imprenditore piemontese arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa) parla con alcuni professionisti e dice: "Stiamo ragionando di fare una bella sponsorizzazione anche al Cagliari. Usciremo nella maglietta, una cosa importante come visibilità".

Le ipotesi - Secondo i pm della Direzione distrettuale antimafia di Torino, Burlò, attraverso la sua Oj Solution, stava entrando nell'economia sarda.

Le sponsorizzazioni sportive erano lo strumento per conquistare quote di mercato nel settore delle esternalizzazioni, ossia forniture di personale, servizi e interi processi produttivi alle aziende.

L'imprenditore di Moncalieri (arrestato insieme all'assessore regionale piemontese Roberto Rosso e ad altre sei persone) aveva già chiuso gli accordi con Torres Calcio e Hac Pallavolo Nuoro.

Ma dalle intercettazioni del Gico emerge che la sponsorizzazione del Cagliari Calcio era prioritaria per Burlò, che parla di un incontro (del quale non ci sono le prove) con il presidente del club sardo, Tommaso Giulini. Va detto che il contratto con la Oj Solution non è stato mai concluso dal Cagliari.

La Sardegna - Il dato allarmante dell'inchiesta è la pianificazione di una serie di investimenti in Sardegna, da parte di un soggetto che, secondo la Dda di Torino, operava in un contesto pesantemente condizionato e "infiltrato" dalla 'ndrangheta.

Burlò, sempre secondo i pm di Torino, stava anche entrando nel ricco mercato immobiliare di Olbia.

Sono state sequestrate una decina di villette del resort Geovillage, la cui proprietà è riconducibile all'imprenditore.

La smentita - Il Cagliari Calcio, in una nota diffusa a tarda sera, smentisce categoricamente "i presunti incontri che esponenti della società avrebbero tenuto con persone attualmente sotto inchiesta in merito alla conclusione di asseriti contratti di sponsorizzazione".
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