Torna a trionfare la videopolitica nel segno dei due Mattei. E ieri è arrivato anche il verdetto dell'Auditel, il giudizio del grande pubblico, che ha sancito un indubbio successo: un italiano su quattro - infatti - martedì sera era sintonizzato su "Porta a Porta".

Un esercito di tifosi politici, dunque, è entrato nella Terza Camera dello Stato, per vedere dibattere Salvini e Renzi, seguendo i tifosi calcistici che si erano raccolti - sempre su Raiuno- per la Nazionale.

"I due Mattei" dunque sono stati aiutati dal traino del calcio, ma con il loro spettacolo ci hanno tenuti tutti lì, incollati allo schermo. E così il caleidoscopio impazzito della tv ha prodotto due risultati che vale la pena di indagare: un beneficio per tutti (la sfida che prevale sui monologhi, meno male) e un effetto positivo per i due Mattei che si sono legittimati a vicenda (chiamali scemi).

Meraviglioso effetto ottico del piccolo schermo, che rende tutto più grande: proprio mentre quelli che in questo momento contano davvero (il premier e i ministri del nuovo governo) erano chiusi a Palazzo Chigi a votare quello che in questo momento conta davvero (la nuova finanziaria) i due grandi sconfitti degli ultimi mesi si legittimavano a vicenda nel tempio catodico della seconda serata.

Ed era geniale la vignetta di Makkox su "Il Foglio" di ieri che li immaginava dietro le quinte, in realtà amiconi, fronte contro fronte, stretti in un abbraccio virile con il primo Matteo (Salvini) che toccando indice e pollice nel tipico gesto della pinza diceva: "Capisci? Ci sono arrivato un tanto così!". E il secondo Matteo (Renzi) che gli rispondeva, consolatorio e protettivo: "Lo so Matté, io ero premier... figurati". E Salvini: "Se non facevo quella cazz...!". E Renzi: "So esattamente come ti senti, esattamente!".

Salvini e Renzi in tv (Ansa)
Salvini e Renzi in tv (Ansa)
Salvini e Renzi in tv (Ansa)

A volte la satira intuisce dinamiche che il rumore di scena e la luce dei riflettori riescono a mascherare. E l'idea che due leader mediaticamente più capaci, dopo due sconfitte parallele, usino la potenza magnetica del duello per oscurare le rispettive défaillances è una grande intuizione del disegnatore di "Propaganda live".

I due Mattei sono fatti così: fa parte del loro codice, del loro Dna di fanciulli istruiti, battezzati entrambi alla fonte televisiva, in un quiz degli anni Novanta ("Doppio slalom" per il Matteo leghista, "La ruota della fortuna" per il Matteo dem), essere figli di questa cultura. Sono entrambi fenomenali nel tempo breve e nel codice propagandistico dei social, ma anche tutti e due meno forti nella strategia di lungo respiro.

Ho notato questo paradosso dell'effetto duello, dove la logica della politica e quella della lingua politica non coincidono mai: l'effetto tamburo richiama il pubblico di entrambi i leader nello stadio virtuale di "Porta a Porta" e questo permette alla tv di fare il pienone. Ma un minuto dopo, finito lo scontro, ognuna delle tribù vede il suo campione come il vero vincitore.

Volendo essere oggettivi, però, non si potevano negare due evidenze. La prima: Renzi si era preparato benissimo, ed era quasi come quelle rockstar che cantavano in playback a Discoring. Anche le sue pause erano studiate. Salvini invece ripeteva se stesso, il suo discorso tipo di questi mesi, come gli viene. E in più faceva le facce. Mi è sembrata una di quelle sfide di boxe dove un primo pugile vincerebbe ai punti per quanti colpi riesce a piazzare (Renzi), ma l'altro dopo aver incassato molla il gancio fatale proprio quando sembra al tappeto: "Ho capito, Renzi è un genio incompreso, ha fatto tutto e bene, ma gli italiani - ha sogghignato Salvini - non se ne sono accorti, io sono al 33, lui al 3 per cento. Sono tutti scemi?".

Bella domanda. Me lo sono chiesto anche io. Alessandro De Angelis - giornalista di sinistra - ha scritto su Huffingtonpost che il secchione sembrava più bravo, ma l'altro sembrava più simpatico. Forse in questo la potenza di sintesi della tv aiuta a capire meglio: e forse oggi questa è una lezione non solo per Renzi, ma per tutta la sinistra. A patto che voglia competere davvero con il Matteo che piace al 33% degli italiani.

Luca Telese

(Giornalista e autore televisivo)
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