"Siamo sotto attacco. I giornalisti sono bersagli. Da minacciare, imbavagliare, denigrare. Si vuole instaurare un modello incentrato sulle piattaforme e sulla rete, un'idea pericolosissima, in cui non c'è spazio per le domande e il pensiero critico. È tempo che si torni a pensare all'informazione come bene democratico. Se il Governo dovesse proseguire in questa direzione, siamo pronti a fare azioni clamorose", dice Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa (il sindacato dei giornalisti italiani), ieri a Cagliari per un incontro in difesa di Radio Radicale (insieme con il direttore dell'emittente Alessio Falconio) organizzato da Assostampa e Ordine della Sardegna.

Avete lanciato l'allarme sul taglio dei contributi pubblici.

"Sì, hanno decretato la condanna a morte di testate molto diverse, Radio Radicale, il Manifesto, l'Avvenire, i giornali diocesani e in cooperativa. Entro il 2022 il Fondo sarà azzerato, e la cosa più grave è che prima hanno deciso i tagli, poi hanno promosso gli Stati generali dell'editoria per la riforma del settore".

Come sta andando il confronto con il Governo?

"Non c'è nessuna interlocuzione, il sottosegretario Crimi ha manifestato continui segnali di ostilità. Siamo entrati in conflitto anche col Governo Renzi, neanche allora c'era stato un impegno a favore del lavoro nelle redazioni, ma oggi c'è un elemento completamente diverso rispetto al passato: uno schema ideologico che tende a negare la certificazione, l'esistenza di chi distingue il vero dal falso. Si considera il giornalismo come una palla al piede, e non c'è alcuna politica di incentivo".

Che fine ha fatto la legge 416?

"Nel 1981, di fronte alla devastante crisi del settore, un gruppo illuminato di politici, editori e giornalisti concepì quella legge, che prevedeva strumenti per l'acquisto della carta, il credito d'imposta, il taglio della tassazione per chi assume, una serie di incentivi virtuosi a sostegno degli editori che volevano fare innovazione. Oggi la '416' è vista come un nemico da abbattere".

Il presidente Mattarella parla spesso dell'articolo 21 della Costituzione.

"Nell'ultimo anno lo ha ricordato decine di volte, evidentemente avverte che nell'aria c'è qualcosa che non va. Quando si festeggia la chiusura di voci libere significa che l'ordinamento democratico è a rischio".

Ci hanno definiti sciacalli, puttane e pennivendoli.

"Ecco, in queste parole è contenuto tutto lo stile e il metodo di questi signori nell'affrontare il tema della libertà di informazione. Ma quello che non avevano previsto era di trovare una Federazione della stampa che di fronte agli insulti, invece di correre col cappello in mano a elemosinare pochi spiccioli, ha detto loro 'noi non ci sediamo al tavolo fino a quando non ripristinerete un linguaggio consono'".

Martedì a Roma avete fatto i vostri Stati generali.

"La Federazione ha riunito i comitati di redazione, l'Ordine, l'Inpgi, la Casagit, le associazioni degli editori, i sindacati confederali, e ci siamo fatti promotori di proposte che abbiamo consegnato ad un Governo che finora ha dimostrato di non leggere alcunché".

Cosa chiedete?

"Che si cancelli la condanna a morte di decine di testate e il licenziamento di migliaia di persone. Chiediamo risorse per le imprese che assumono; di ridare dignità alla professione eliminando i co.co.co.; chiediamo un equo compenso, perché è incostituzionale che ci siano collaboratori pagati pochi spiccioli a pezzo. A tutto questo si aggiungono le querele bavaglio, le perquisizioni e l'aggiramento del segreto professionale".

Dicono che la rete è il luogo della libertà.

"È una barzelletta. La rete è in mano a pochi padroni la cui attività principale è rapinare i nostri dati e utilizzarli per orientare i consumi e il voto. Possibile che il governo abbia in mente Radio Radicale e non consideri quello che succede online? È in atto un'aggressione alla funzione critica del giornalista. Ai miei tempi il nemico era il giornalista dell'altro colore, oggi è chi alza la mano alle conferenze stampa".

Non solo.

"È vero, oggi i principali nemici degli odiatori della rete, dei sovvertitori della Costituzione, di quelli che flirtano con il neofascismo, sono Papa Francesco e Mattarella, visti come un ostacolo al progetto di erigere muri e liquidare la libertà di informazione".

La Lega ha detto di voler salvare il Fondo per l'editoria.

"La Lega deve passare ai fatti e avviare un percorso positivo. D'altro canto, io apprezzo la proposta di legge del M5S sul conflitto d'interesse, ma vorrei che non fosse un regolamento di conti con Salvini e Berlusconi, ma una norma moderna e civile che metta regole non solo per gli editori ma anche per i monopolisti della rete. Vorrei che le due forze rimettessero tutto al voto del Parlamento. Hanno fatto una legge per dare le pistole agli italiani, sono sicuro che ne possono approvare anche una per dare più voce agli italiani".

Cristina Cossu

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