Un "assordante e inspiegabile silenzio" sulla situazione del prezzo del latte di pecora, aspetto alla base delle proteste dei pastori sardi degli ultimi mesi, è quello denunciato oggi dal Centro Studi Agricoli.

Corresponsabili di questo silenzio, secondo l'associazione presieduta da Tore Piana, "tutti i componenti la filiera", a partire dal tavolo in Prefettura "che non si riunisce da settimane", e poi "dell'Organismo Interprofessionale OILOS, che oggi appare più un fantasma che un organismo di filiera che ha ricevuto il riconoscimento Ministeriale", della Regione.

"Oggi la situazione di precarietà in cui versa il settore – spiega il Centro in una nota - sta determinando minori produzioni da parte dei pastori". "Abbiamo notizie di questi giorni di allevamenti che hanno venduto tutte le pecore, di allevamenti che hanno venduto tutti gli agnelli al macello, anche quelli destinati alla rimonta e alla riproduzione, allevamenti che mungono una sola volta anziché le tradizionali due volte al giorno".

Fra le conseguenze di un simile stato dell'arte una produzione che si attesta oggi al "29,2 % in meno rispetto alle produzioni di latte ovino dell'anno precedente".

PECORINO ROMANO - A preoccupare ulteriormente il Centro Studi Agricoli è anche il prezzo del Pecorino Romano Dop, che "da settimane resta bloccato al prezzo di 6 euro al Kg". A determinare questa situazione "i fortissimi e inspiegabili ritardi sui provvedimenti pubblici attivati, come ad esempio il Bando di ritiro di Pecorino Romano da destinare agli indigenti, che a oggi non parte, nonostante ci sia un provvedimento di un Decreto Legge che nella pratica avrebbe dovuto essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno dopo e attuato tre giorni dopo".

E poi "l'assenza oramai da mesi dell'Assessore all'Agricoltura regionale precedente e attuale perché nonostante siano passati due mesi, questo non è stato ancora nominato dalla nuova maggioranza regionale".

Di particolare attenzione "la situazione della Cooperazione lattiero casearia in Sardegna, che trasforma latte di pecora”. Oggi "molte cooperative non riescono a dare acconti ai propri soci superiori a 0,60 centesimi/litro, perché non dispongono di linee di credito adeguate e perché dovranno chiudere i bilanci del 2018 quasi sicuramente con prezzi inferiori a 0,85 centesimi/litro, pagati per la stesso anno 2018 dal sistema industriale".

La situazione, secondo gli interessati, "sta creando forti malumori fra gli allevatori soci e alcune cooperative".

L'APPELLO - C'è infine "l'incertezza dei mercati Americani, con le recenti minacce di applicazione dei dazi sul pecorino romano Dop".

Per tutte queste ragioni, il Centro Studi Agricoli lancia un appello al Presidente della Regione Solinas, affinché nomini urgentemente, già nelle prossime ore, l'assessore regionale all'agricoltura, e perché "si attivi presso il Governo per sbloccare il bando per il ritiro di Pecorino romano DOP, da destinare agli indigenti, si attivi per far riconvocare urgentemente il tavolo di filiera e stabilire le riforme strutturali necessarie al comparto".

"In assenza di queste azioni – conclude il Centro - la situazione è ad alto rischio di degenerare entro il prossimo mese di maggio, quando si tireranno le somme e tutti i conti non torneranno, a partire dalla giusta remunerazione di chi oggi produce il latte, cioè il pastore".

(Unioneonline/v.l.)
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