Si tratta a oltranza a Bruxelles, nel Consiglio europeo chiamato a decidere sul Recovery fund e sul bilancio pluriennale dell'Unione 2021-2027. Siamo al terzo giorno è ancora non si è raggiunto l'accordo, l'esito del negoziato è in bilico e la cancelliera tedesca Angela Merkel non esclude un fallimento.

Visegrad si schiera, Orban manda un sms a Salvini in cui dice che sta con l'Italia e attacca Mark Rutte: "Se l'intesa non si fa è colpa dell'Olanda e ne risponderai".

Conte commenta così lo stallo: "Da una parte la stragrande maggioranza dei Paesi, compresi Germania, Francia, Spagna e Italia, che difendono il progetto europeo, e dall'altra pochi Paesi, detti frugali".

Questa sera il premier si è rivolto direttamente a Rutte: "Vi state illudendo che la partita non vi riguardi o vi riguarda solo in parte. In realtà se lasciamo che il mercato unico venga distrutto tu forse sarai eroe in patria per qualche giorno, ma dopo qualche settimana sarai chiamato a rispondere pubblicamente davanti a tutti i cittadini europei per avere compromesso una adeguata ed efficace reazione europea".

Ancora: "Le risorse non sono troppe, e se la risposta sarà tardiva ne serviranno ancora di più".

La situazione, insomma, non si sblocca. Si potrebbe andare avanti anche fino a domani, e sarebbe il quarto giorno di trattative serrate. Ma quali sono i punti che dividono i leader europei?

AIUTI A FONDO PERDUTO - L'ammontare delle sovvenzioni a fondo perduto. I 500 miliardi proposti dalla Commissione Ue sono troppi per i frugali. Olanda, Danimarca, Svezia, Austria e Finlandia vorrebbero mantenere il totale di 750 miliardi del fondo, ma diminuire i soldi a fondo perduto e aumentare i prestiti. La proposta di mediazione di Michel, presidente del Consiglio Ue, prevede che le sovvenzioni scendano a 450 miliardi, ma i frugali vogliono ben altro. Chiedono che la quota scenda a 150, anche se proprio negli ultimi minuti avrebbero proposto un fifty fifty tra aiuti e prestiti, 350 e 350. La somma totale del fondo così scenderebbe a 700 miliardi. Ma per i Paesi del Sud e la Germania non basta, non vogliono scendere sotto i 400 miliardi.

LA GOVERNANCE DEGLI AIUTI - I frugali, Olanda in testa, vogliono un meccanismo che consenta loro di porre un vero all'approvazione dei piani che dovranno essere presentati dai singoli Paesi ed esaminati dalla Commissione. E vorrebbero, da soli, imporre lo stop all'erogazione dei fondi nel caso in cui il Paese interessato non rispetti gli impegni. Una cosa "giuridicamente inaccettabile e praticamente inattuabile per il premier Giuseppe Conte", in quanto svuoterebbe del tutto il piano dando a singoli Stati il potere di veto sull'erogazione dei fondi. Un compromesso potrebbe essere il "super freno d'emergenza" proposto sempre da Michel in base al quale lo Stato membro può fare richiesta "entro tre giorni", di portare la questione "senza ritardi" al Consiglio europeo, o all'Ecofin.

I REBATES - Diversi Paesi vorrebbero abolire, approfittando della Brexit, questo meccanismo dei rimborsi introdotto in seguito a una battaglia di Margaret Thatcher al grido di "I want my money back". Ma i frugali vogliono mantenere e anzi ampliare l'entità dei rimborsi che vengono loro dati, in base a calcoli complicatissimi, per compensare i loro versamenti alle casse del bilancio Ue.

STATO DI DIRITTO - La grandissima parte dei Paesi vorrebbe introdurre una procedura che possa bloccare l'erogazione dei fondi a quei Paesi che non rispettano i diritti umani e i principi dello Stato di diritto. Ma Ungheria e Polonia, finiti sotto esame proprio per questo motivo, non ne vogliono sentir parlare.

(Unioneonline/L)
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