Dimmi che codice Ateco hai e ti dirò se puoi continuare a lavorare con la tua attività. E se a chiederlo è il titolare di un bed and breakfast, oppure di un affittacamere, la risposta è assolutamente no, proprio perché i loro codici Ateco (sono quelli che la pubblica amministrazione assegna alle varie tipologie di imprese, praticamente una classificazione) non sono indicati come servizi essenziali nei decreti del presidente del Consiglio. Il Coronavirus uccide persone, economie nazionali e anche quelle personali, e questo già si sapeva.

Nel campo dell'ospitalità in casa, pero, più che uccidere la pandemia sta facendo una strage totale, ma non c'è alternativa: i bed and breakfast, così prevede la legge, sono parti del proprio appartamento familiare dedicate in esclusiva agli ospiti (le camere) ma devono essere accessibili anche parti comuni, dove s'incontra la famiglia ospitante. In tempi di pandemia peraltro assassina, come in un caso su cinque continua a essere il Coronavirus, certi incontri con gli sconosciuti è assai meglio evitarli. Negli hotel, invece, gli spazi in comune sono ampi e gli ambienti sono sanificati tutti i giorni dal personale dipendente in servizio, in tutte le fasce orarie.

Fin dal primo momento della crisi per la pandemia da Covid-49 i b&b (così come gli affittacamere) sono fra le attività che devono rimanere chiuse, senza se e senza ma. Questo, malgrado il fatto che i b&b non siano aziende, bensì attività di integrazione del reddito familiare: non hanno insomma partita Iva, quindi la fiscalità incide direttamente sull'Irpef dei loro titolari. Così, fin dal primo Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) di Giuseppe Conte, tremila famiglie sarde continuano a non poter utilizzare quell'integrazione del reddito e nemmeno possono farlo i circa ottocento affittacamere, che sono invece imprese vere e proprie e questo è un po' difficile da comprendere se si considera che gli hotel, al contrario, sono tutti aperti. O meglio, possono proseguire l'attività, ma da quando c'è l'allarme per la pandemia sono semivuoti. E mentre i più fortunati, cioè i titolari di b&b che svolgono un'altra attività lavorativa consentita durante la pandemia e quindi devono rinunciare sono a un'entrata in più, possono tirare avanti, per molti altri la situazione è assai complicata: quelle entrate servivano per campare, per mantenere le famiglie. E per i b&b non ci saranno mai fondi governativi per superare la crisi economica portata dalla diffusione del Covid-19.

«Molte delle trecento famiglie che hanno aperto un bed and breakfast a casa propria», conferma Maurizio Battelli, presidente di Extra (l'associazione cagliaritana che raduna moltissimi titolari di strutture ricettive extralberghiere come i b&b, gli affittacamere e le case-vacanza), «l'hanno fatto dopo aver acquistato un immobile non alla portata del loro portafogli, oppure l'hanno ristrutturato contando sui proventi del b&b che da molte settimane, peraltro le più facili da vendere, non ci sono più e mancheranno ancora per parecchio tempo.

Questo blocco totale, peraltro inevitabile, sta mettendo in ginocchio quelle famiglie», è la fotografia di Battelli. Secondo le rilevazioni di Extra, soltanto a Cagliari i posti letto garantiti da bed and breakfast e affittacamere sono circa 1.600, e in tutta l'Isola i b&b (le strutture, non i posti letto) sono circa tremila, molti dei quali stagionali perché si trovano in aree balneari. Sono invece 22mila gli alloggi disponibili in locazione breve, quindi per lavoratori trasfertisti o turisti. A crollare, sono anche questi mercati.

«Due o tre anni fa, quando è apparso chiaro che un mercato per i b&b esiste ed è solido», aggiunge Battelli, «molte famiglie hanno deciso di spendere i pochi soldi che avevano, e di farsi prestare quelli che mancavano, per adattare e abbellire le loro case in modo che i turisti potessero decidere di soggiornare da loro. «Le prenotazioni, a causa del Coronavirus, sono però bloccate fino al 30 giugno, e al momento i dati non consentono di affermare con una certa sicurezza che per quella data l'emergenza sarà passata. Anzi, se ne dubita molto. «La situazione, molto probabilmente, è destinata a peggiorare», è il timore del presidente di Extra, che aggiunge: «Per giugno e luglio non è ancora stato cancellato tutto, ma rimangono grandi interrogativi. Al di là del permesso di aprire b&b e affittacamere, che dopo un altro periodo di quasi quarantena collettiva potrebbe anche arrivare, si dovranno fare i conti con i collegamenti aerei e marittimi: riprenderanno? Quanto, e a quali tariffe? E potranno andarci soltanto turisti interni, cioè sardi, oppure da tutto il mondo?».

Questioni certamente non di poco conto, soprattutto quando una parte della stagione è già irrimediabilmente compromessa (si pensi al lungo ponte tra il 25 Aprile e Sant'Efisio pur orfano della Sagra, per l'extralberghiero di Cagliari) e l'altra, cioè quella estiva, è azzoppata in partenza. «Vero», conferma Maurizio Battelli, «ma raddrizzarla non è poi così difficile, se ci sono le condizioni. Il mercato dei bed and breakfast è assai più flessibile rispetto a quello alberghiero, perché è una tipologia di offerta che non prevede dipendenti da pagare e non ha costi fissi di cui preoccuparsi, al contrario di quel che riguarda gli hotel. Diciamo che quello dei b&b è un mercato assai più reattivo, soprattutto per quanto riguarda i tempi di questa reazione».

Che cosa cambierà, dopo la pandemia? Nella società in generale, moltissime cose, a partire da come le persone si saluteranno: l'idea della distanza, dicono gli psicologi, non ci lascerà neanche dopo che sarà nuovamente possibile la libera circolazione che oggi costituisce un diritto sospeso. «I bed and breakfast», aggiunge il presidente dell'associazione Extra, «avranno l'occasione per rimodernarsi un po' facendo passi verso la domotica. Ad esempio, per quanto riguarda i check-in: se s'installa un sistema di domotica, non sarà più necessario fornire le chiavi fisicamente al cliente, perché basterà installare un tastierino all'ingresso, fornire un codice che l'ospite dovrà digitare e già si eviterà un incontro, lasciando nel contempo l'ospite libero di arrivare ben più tardi rispetto all'orario segnalato. Poi», aggiunge Battelli, «ci si dovrà porre la questione della sanificazione delle camere e di tutta la casa: si dovrà privilegiare l'ozono rispetto ai prodotti tradizionali. In ogni caso, i contatti fra ospite e ospitati dovranno ridursi al minimo». Tutto risolvibile, tranne quest'ultimo punto: per legge, in un bed and breakfast spetta al titolare preparare e servire la colazione agli ospiti, perché quello è il momento di contatto in cui gli ospiti possono chiedere consigli sull'organizzazione del turismo e avere una persona tutta per sé, cosa che invece è negata negli alberghi. E questo incontro per la prima colazione ogni mattina no, non sarà un problema facile da risolvere, così come i contatti tra ospite e ospitati nelle parti comuni.
© Riproduzione riservata