Più di 19mila imprese ferme e 50mila lavoratori inattivi. È la contrazione occupazionale e produttiva territoriale secondo la Cisl di Sassari, che esprime "grande preoccupazione per le ricadute delle restrizioni su un territorio martoriato da una crisi decennale".

Secondo il sindacato, "sono operative 14mila e 797 imprese a fronte delle 33mila e 766 abituali", e "gli addetti impegnati sono 47mila e 352 rispetto ai 94mila e 156 totali".

La Cisl rileva inoltre che "molte imprese hanno sospeso l'attività e tante operano in oggettiva difficoltà". Inoltre "settore pubblico e privato devono garantire modalità organizzative che consentano di continuare l'attività senza compromettere la salute di lavoratori e cittadini, adottando sistemi di protezione individuale e ricorrendo dove possibile allo smart working".

Per il segretario territoriale, Pier Luigi Ledda, "la grave emergenza sanitaria richiede lo sforzo straordinario di Ue e governo nazionale, si stanzino le risorse per difendere la salute dei cittadini e contrastare gli effetti negativi dell'epidemia su un'economia già sofferente". Ma per lui anche "la Regione Sardegna deve fare la sua parte". Ecco perché "la Cisl preme per provvedimenti di contenimento dell'emergenza, di tutela della salute e della sicurezza di chi lavora e di garanzia del reddito a copertura della sospensione delle attività".

Il segretario ricorda inoltre che "come già ribadito con Cgil e Uil, sorveglieremo e denunceremo ogni sottovalutazione o abuso, ricorrendo a ogni forma di mobilitazione affinché nei luoghi di lavoro si garantisca il rispetto di condizioni di sicurezza e salute".

(Unioneonline/v.l.)
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