Rivedere il Patto da 2,1 miliardi siglato il 7 novembre scorso da Stato e Regione. Punta a questo l'opposizione in Consiglio regionale con una mozione che porta la prima firma di Cesare Moriconi (Pd), sottoscritta anche da Progressisti, LeU, M5s, e con la quale si chiede al presidente Michele Pais di convocare una seduta straordinaria dell'Aula.

Obiettivo: valutare l'accordo, eventualmente rettificarlo, e comunque costruire un mandato per un nuovo "Patto per la crescita della Sardegna".

Alla seduta è prevista la partecipazione dei parlamentari sardi, dei massimi rappresentanti delle Autonomie locali e le parti sociali ed economiche dell'Isola. Ne scaturirà un indirizzo politico da trasferire direttamente al tavolo Stato-Regione per l'Insularità che - come previsto dal Patto del 7 novembre - si insedierà nel mese di gennaio.

Perché correggere il Patto di novembre? Sul fronte degli accantonamenti, rispetto ai 762,5 milioni dovuti lo Stato ne riconosce solo 412, dilazionandoli in sei anni con una rata simbolica nel 2020 e poi dal 2021 al 2025. Altro aspetto riguarda il finanziamento degli enti locali: a fronte dei 63 milioni previsti a regime ne arrivano solo 10.

Quanto agli investimenti per le infrastrutture, 1,4 miliardi, sono dilazionati in quattordici anni.

Del Patto ha parlato, sempre oggi, lo stesso presidente della Regione Christian Solinas intervenendo in Corte dei Conti in occasione del giudizio di parificazione dell'esercizio 2018. "Da subito - ha detto - abbiamo cercato di seguire linee virtuose nella gestione della cosa pubblica. Per esempio abbiamo dato chiarezza alla annosa vertenza su accantonamenti ed entrate: il patto con lo Stato è un momento di collaborazione che darà certezza alla partita degli accantonamenti agganciando la contribuzione al risanamento della finanza pubblica al prodotto interno lordo della Regione, secondo il modello siciliano". Infine, "l'accordo prevede circa 1,4 miliardi per investimenti per ridurre il gap infrastrutturale".

Questo, secondo Solinas, servirà a rispondere anche alla domanda di lavoro.

Roberto Murgia
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