Colture, aziende agricole e infrastrutture rurali che dopo la piena del Rio Mannu hanno bisogno di indennizzi per poter essere ripristinate e ripartire con i cicli produttivi.

Un disastro annunciato che nasce dall'incuria nella manutenzione del territorio: gestione dei fiumi e dei torrenti praticamente inesistente.

A ribadirlo è il presidente della commissione Attività Produttive della Regione, Piero Maieli che questo pomeriggio ha incontrato a Porto Torres gli agricoltori della Nurra per fare il punto della situazione sui danni causati dall'esondazione.

Una iniziativa promossa dalla sezione "Azione Sardista" del Psd'Az cittadino.

"Dobbiamo giocare d'anticipo prestando maggiore attenzione al territorio attraverso il ripristino degli argini e dei fiumi e dei canali di bonifica, recuperando le situazioni critiche delle strade abbandonate, e ascoltando le istanze del territorio. La priorità è la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale, e mi auguro che il sindaco lo abbia già fatto, - ha precisato Maieli - poi sarà nostro compito seguirla a Cagliari, mentre l'altra emergenza sarà quella di avere una stima dei danni in modo tale che si possano quantificare. Infine con il capo di gabinetto dell'assessorato all'Agricoltura, Efisio Arbau cercheremo le risorse per accompagnare la popolazione ad uscire dallo stato di emergenza".

È l'impegno del presidente della commissione regionale che attraverso un sopralluogo nelle campagne devastate dalla piena del Rio Mannu ha constatato i danni emergenziali "che si prolungheranno nel tempo condizionando il territorio con il fango che ha coperto la superficie produttiva. Criticità riscontrate in tutto il Nord Sardegna con emergenze dal punto di vista anche della viabilità, - spiega Maieli - allarmi che non si vivevano da anni con situazioni climatiche che non riconosciamo, gli stessi anziani non hanno memoria di questi fattori climatici così devastanti".

Nell'incontro con gli agricoltori era presente anche Gavino Zirattu, presidente del Consorzio di bonifiche della Nurra. "Anche Porto Torres può essere oggetto di una infrastrutturazione diversa di quella attuale senza bisogno di investire centinaia di milioni di euro - sottolinea Zirattu - con risorse già disponibili si potrebbe infrastrutturare l'intera area compresa dal punto in cui finisce il comprensorio del consorzio di bonifica della Nurra fino alla zona di San Nicola senza sprechi di denaro, utilizzando le risorse che ci sono per fare progetti seri e sostenibili. Il problema è sapere spendere i soldi, e a livello nazionale per la mitigazione del rischio e la prevenzione i fondi sono disponibili".

Diversi agricoltori a distanza di una settimana dalla piena stanno spalando fango e detriti, cercando di riorganizzare le attività in prossimità del Rio Mannu, comunque compromesse. Il più colpito Franco Porqueddu, le acqua del fiume hanno sommerso tredici ettari di colture di ortaggi, di cui tre ettari andati distrutti. "Un raccolto a rotazione che sarebbe durato fino ad aprile - spiega - invece nell'ultimo mercatino di campagna Amica della Coldiretti avevo poche verdure da vendere. Spero solo che si riprendano le piantine delle fragole, ma il danno è notevole, si parla di circa 20-30mila euro". La mancanza della pulizia del letto del fiume, espone a rischio interi terreni agricoli ormai inutilizzabili per le colture, perché continuamente allagati. "A Ponti Pizzinnu da tre anni non è più possibile coltivare - dice Domenico Sanna, proprietario di decine di ettari di terreni- ormai la zona è diventato un canneto, le acque del fiume allagano costantemente quelle aree ridotte in fanghiglia e detriti".

La protesta arriva anche da Mario Masia, proprietario di un terreno a Ponti Pizzinu: "Il letto del fiume non c'è più e tutta l'acqua che arriva dagli affluenti del Rio Mannu confluisce in questa zona ormai perennemente allagata. Due ettari di terreno costruito in 30 anni, prima coltivato a frutteto, dove adesso è tutto marcio, circa 80 alberi e piccole casette allagate con due metri d'acqua".

Luigi Runchina è titolare di dieci ettari di terreno a Ponti Pizzinnu ormai invasi dall'acqua: "Non si riesce più a entrare perché è tutto fango dopo l'esondazione. E adesso è impossibile seminare".
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