Parlare di sessualità, soprattutto con bambini e adolescenti non è mai facile.

Spesso in famiglia vince l’imbarazzo e non sempre a scuola si affrontano nella maniera più adeguata. Il risultato è che per molti, troppi giovani e giovanissimi la fonte d’informazione più frequente per quanto riguarda la sessualità diventa il web, con tutti i rischi che ne conseguono. Se invece si vuole affrontare l’educazione sessuale seguendo un vero e proprio programma studiato in base alle esigenze delle diverse fasce di età Mondadori propone una serie di innovativi volumi curati da Roberta Giommi e Marcello Perrotta. Abbiamo così, per la fascia 3-6 anni Come sono nato (2021, Euro 13,00, anche e-book), quindi per l’età 7-10 anni Sto crescendo (2021, pp. 64, anche e-book) e infine Il gioco, l’amicizia e l’amore (2021, pp. 128, anche e-book), pensato per ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 14 anni. A Roberta Giommi, direttrice dell’Istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze, chiediamo quali sono i principi alla base del programma di educazione sessuale contenuto nei tre volumi:

"L'elemento fondamentale della scelta è stato di parlare degli esseri umani, bambine, bambini, adolescenti, adulti, smettendo di far pensare che la sessualità umana sia qualcosa che dobbiamo nascondere invece che conoscere. Abbiamo iniziato a 3-6 anni perché sappiamo che i piccoli fanno tante domande e in genere ricevono solo risposte parziali. Alla domanda ‘Come nascono i bambini’ in genere si risponde solo parlando del bambino/bambina nella pancia della mamma e se fanno altre domande si evita di rispondere. Dal lavoro clinico sui problemi sessuali si scopre che anche quando inizia lo sviluppo (mestruazioni, eiaculazione, sensazioni sessuali) in genere non si prende l’impegno di preparare alla crescita e questo può creare incompetenza e paure. L’educazione sessuale è anche conoscenza delle sensazioni, delle emozioni, del rispetto per sé e per gli altri".

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Qual è lo stato di salute dell’educazione sessuale nel nostro Paese?

"Viviamo in una realtà molto contraddittoria, come se tutti i Paesi ci superassero mentre noi, dopo tanti anni, non abbiamo ancora una legge sull’educazione sessuale e molti progetti vengono interrotti prima di partire. In Italia esistono decreti-legge parziali anche se importanti, ma nessuna legge sull’educazione sessuale e affettiva a scuola o nei centri sportivi, come prevede l’Organizzazione Mondiale della Sanità".

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Come mai a suo parere?

"C’è una resistenza a pensare come avere una legislazione sia una forma di rispetto e di attenzione alla crescita. Noi, come Istituto Internazionale di Sessuologia, formiamo gli esperti in Educazione sessuale che lavorano su tutto il territorio italiano e sono riconosciuti dalla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica. E lo facciamo con fatica in assenza di una legge sull’educazione sessuale. Viceversa, sarebbe bello sapere che ci si prende cura della crescita sessuale in modo strutturato, perché oggi manca l’accompagnamento e la risposta adeguata a tante domande e paure".

Quali attenzioni bisogna avere nel momento in cui si parla di sessualità e affettività a bambini e ragazzini?

"Si deve parlare di tutto con garbo: del rapporto con il corpo, dell’atto sessuale, di cosa piace o non piace, del rispetto, delle emozioni, di come affrontare i rifiuti, come difendersi, come accettare le scelte diverse, come proteggersi da molestie e aggressioni, come funziona la sessualità, come si riconosce il sesso sicuro e i rapporti anche affettivi sicuri. Il linguaggio deve essere adatto alle diverse fasce di età e si deve sempre ricorrere ad attivazioni e stimoli visivi, accogliendo le opinioni e rispondendo alle domande".

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Quando incontra giovani e giovanissimi quali sono i principali dubbi o curiosità?

"Le domande dei piccoli sono tra le più varie e possono nascere anche dalla visione del telegiornale o dalle cose che accadono anche ai fratelli e sorelle più grandi. I più grandi parlano di più delle loro esperienze o delle azioni che vogliono intraprendere come la prima volta, l’autoerotismo, cosa piace ai maschi e alle femmine, come difendersi dalla confusione tra sesso e piacere e sesso e fertilità. Vogliono poi conoscere la contraccezione e le accortezze contro le infezioni trasmesse sessualmente. Nei libri dedicati alle fasce 7-10 e 11-14 si parla anche delle scelte diverse e delle difficoltà nell’amore verso persone dello stesso sesso e dei diversi modi di intendere il proprio corpo. Molta attenzione va data anche all’innamoramento, alle emozioni, alle gelosie, a come gestire i rifiuti senza perdersi".

L’attenzione all’educazione sessuale cambia se si è bambini/ragazzi oppure bambine/ragazze?

"Noi cerchiamo di parlare a tutti insieme perché è importante che ci sia amicizia e conoscenza tra i sessi e perché alcuni temi sono simili e devono anche portare alla comprensione delle differenze e a capire e confrontarsi con la realtà omosessuale".

In base alla sua esperienza si parla di educazione sessuale nelle famiglie?

"Poco. Si parla di tante cose ma poco di Educazione sessuale, anzi ci sono famiglie che temono che altri parlino di questi argomenti e preferiscono mantenere il silenzio su argomenti che comunque riguardano la vita dei propri figli e figlie. Tante famiglie, invece, sono molto interessate a conoscere e a parlare con le figlie e con i figli, a confrontarsi su cosa accade, avere informazioni e condividerle. Spieghiamo sempre alle famiglie che oggi bambini, bambine, ragazze e ragazzi possono accedere con facilità a incontri, amicizie e immagini pericolose. Far prevalere il silenzio significa dichiarare che una parte fondamentale della vita dei più giovani deve sfuggire al confronto affettuoso e rassicurante anche dei genitori".
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