La tradizione di Su Nenniri, nella chiesetta di Sant'Antonio Abate fuori le mura, il luogo di culto più antico della città, viene mantenuta nonostante l'emergenza coronavirus.

Quel che è certo è che le porte della chiesa rimarranno chiuse, e i numerosi fedeli non potranno, come negli scorsi anni, ammirare i preziosi germogli.

L'allestimento di dodici piante, quest'anno decorate in tono minore, è stato esposto nella serata nella cappella più antica del santuario. Su Nenniri, tradizione millenaria, simbolo di rinascita e fertilità, viene preparato nel giorno delle ceneri, con la semina di grano e lenticchia nei vasi che vengono tenuti rigorosamente al buio fino alla sera del Giovedì Santo, quando i germogli di un colore tra il bianco e il giallo vengono esposti davanti al tabernacolo delle chiese.

"Nonostante il periodo difficile che stiamo attraversando, abbiamo ritenuto opportuno non interrompere quest'antichissima tradizione - spiega Marco Cani, uno dei curatori della chiesa -. Dopo la messa in Coena Domini, si addobba l'altare della reposizione con queste fioriture, che rappresentano uno dei simboli più importanti della cristianità".

Oggi il rito si è ripetuto in forma ridotta: delle venticinque persone, che ogni anno partecipano ai preparativi, solo due, nel rispetto delle norme sanitarie, hanno potuto rinnovare la tradizione
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