Diventare genitori ai tempi del coronavirus. L'emergenza, proprio in un momento di grande gioia che dovrebbe essere condiviso con parenti e amici. Molto di quello che si era immaginato, dalle passeggiate al parco con la carrozzina alle riunioni familiari per il benvenuto al nuovo arrivato, al momento non accadrà. Tuttavia c'è una seconda possibilità: cercare di vivere nel migliore dei modi anche questo tempo straordinario.

Cari genitori, si può. È a loro, a chi diventa in questi giorni mamma e papà, che si rivolge Gisella Congia, psicologa perinatale, con specifiche azioni che suggeriscono come affrontare questo periodo di isolamento forzato, dando un sostegno importante alla coppia nel suo nuovo ruolo di genitori. «Penso soprattutto alle donne», spiega l'esperta che da anni - sia come psicologa che fotografa sociale - si occupa di questi temi, realizzando progetti multimediali e pubblicazioni video-fotografiche su quelle che lei chiama catastrofi perinatali. «Donne che spesso, in mezzo a estenuanti ore di solitudine, trovano nella loro passeggiata quotidiana fuori dalle mura, nella visita della madre, nell'incontro con una "ex-collega di pancia" un momento di visione alternativa a una routine, spesso tremendamente uguale a se stessa, un appiglio per la lucidità, uno spazio per sentirsi meno sole». Spazi di vita tanto banali quanto salvifici. E lei, 43 anni e una figlia di undici (Adalia, sua coprotagonista in diversi progetti fotografici) esplora questa realtà da quando è diventata mamma e ha cominciato a rendersi conto di cosa volesse dire e dei tanti luoghi comuni e tabù che circolano attorno alla maternità e all'essere genitori. Farli crollare è quello che le riesce meglio, aiutando tante donne a liberarsi dai sensi di colpa, spesso avvertiti nei confronti del marito-compagno e verso il figlio stesso.

Stati d'animo normali che accompagnano le mamme durante la gravidanza e dopo il parto, non sempre manifestati e non sempre smascherati da chi ci sta intorno. «In tempo di pace - spiega - il periodo perinatale è un momento a rischio di altissima catastrofe emotiva: tutto quello che una madre e un padre immaginano (insieme come coppia o singolarmente come individui), può rivelarsi nel suo esatto contrario». Il primo sguardo con il neonato, il nutrirlo, il parto, il suo primo vagito: la realtà - osserva l'esperta - può essere molto diversa da ciò che si era immaginato. «Ecco quindi - dice ancora - che il tempo sospeso che il Covid-19 ci costringe a sperimentare, con le sue forzature psicologiche e l'inesperienza di una comunicazione nel fare prevenzione, diventa un treno capace di investire tragicamente il vissuto di questi neogenitori (di cui le madri per cultura e frequenza sono maggiormente investite), ancora così fragili nella costruzione del nuovo e complesso ruolo e delle loro emozioni». Le azioni Diventa quindi fondamentale, oggi più che mai, l'opportunità di usare le nuove tecnologie per mettere nell'agenda giornaliera il "tempo della condivisione a distanza" con altre amiche mamme. «Spazi di tempo circoscritti di cui avere però molta cura, in cui mostrarsi i bimbi che piangono, che poppano, che dormono... mostrarsi in un disabille condiviso, mostrarsi nella fatica emotiva del momento. Spazi in cui abolire i classici consigli o i perché non fai così, tipici dei dialoghi mammeschi, ma dedicati solo all'ascolto empatico reciproco, all'accogliere i vissuti che emergono in quanto tali, con le loro debolezze e punti di forza, permettendosi di scoprire che quella condivisione è in grado di attivarsi come risorsa personale più di quanto avremmo immaginato». Ed è qui che entra in campo la psicologa perinatale e, in questo caso, Gisella Congia che ha attivato due azioni mirate alle mamme per facilitarle nella narrazione di sé. La prima parte dall'organizzazione di incontri virtuali online, in cui ogni 4 giorni le future o neomamme si incontrano per un'ora e mezza circa per regalarsi un momento di espressione delle emozioni e, cosa ancor più importante, la condivisione di azioni creative. Un'occasione di incontro virtuale per sentirsi meno sole, meno isolate e strapparsi una condivisione (che sia un sospiro o un sorriso) di ciò che si fa quotidianamente per allentare la tensione che si sta vivendo, così che possa magari risuonare come risorsa per le altre partecipanti. «Uno spazio che ho sentito fortemente di mettere a disposizione per dare un piccolo contributo al benessere delle mamme, il cui peso emotivo non può essere sottovalutato - spiega Congia - averlo strutturato solo per un tempo di 60/90 min è proprio legato al fatto di essere una "finestra sul mondo mammesco" rigenerante». La seconda azione è la richiesta di realizzare e inviare uno scatto fotografico capace di rappresentare lo stato d'animo dei genitori in questo momento. «L'uso dello strumento fotografico, che da sempre mi accompagna nel mio lavoro psicologico, ha lo scopo di usare lo scatto fotografico come atto creativo per raccontare pensieri profondi e, alle volte - il più delle volte - esorcizzarli. Buttarli fuori creando un'immagine, per poi guardarli, dare un nome o in ultimo poterli raccontare così anche agli altri». Ne ha fatto tanti di scatti, non ultimo un progetto pubblicizzato nelle strade di Cagliari, dove sono stati appesi ai muri cartelloni con le immagini di vita quotidiana di genitori e figli. Ora Gisella Congia lancia un'open call per mamme e papà perché diventino parte di una narrazione sociale. Uno scatto fotografico che si può anche accompagnare a un testo scritto se si vuole, come fosse un documento sociale dell'essere genitori al tempo del virus Covid-19.
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