Ieri a Siviglia l'Executive Board dell'Unesco Global Geoparks ha espulso il Parco Geominerario della Sardegna dalla Rete Mondiale dei Geoparchi. La decisione in terra andalusa, ampiamente nell'aria, ha messo definitivamente il suggello ad una vicenda imbarazzante, cominciata due anni fa col cartellino giallo dell'Unesco, che già allora aveva messo in evidenza tutte le crepe organizzative della struttura, che gestisce 400 geositi dislocati in molti comuni della Sardegna.

A luglio di quest'anno un'altra ispezione Unesco nel Geoparco Sardo, guidata dalle commissarie Marie Louise Frey e Cathrien Posthumus, olandese la prima e tedesca la seconda. L'ispezione aveva dato esiti negativi, evidenziati dal rapporto di settembre.

Ieri l'ultimo atto, che ha declassato in maniera ufficiale uno dei geoparchi più belli del pianeta (che tra l'altro ha originato gli altri) e che dovrebbe fare riflettere l'intera classe politica sarda, e non solo, sulla gestione di una meraviglia che avrebbe dovuto valorizzare la Sardegna nel mondo.
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