Londra, la nebbia incombente, le atmosfere suggestive dell’Inghilterra vittoriana di fine Ottocento. In questo set ideale per avventure romanzesche si muove Clay, tredici anni, un mudlark cioè uno dei tanti ragazzi e bambini poveri che all’epoca abitavano in baracche lungo il Tamigi, vivendo di espedienti e rovistando nel fango (mud, in inglese) delle rive alla ricerca di oggetti da rivendere. Un giorno arriva in città un nuovo circo e Clay si ritrova a gironzolare tra carri e gabbie dove sono tenuti prigionieri gli animali da esibire. Una ragazza, Ollie, nipote della cartomante del circo, lo porta a vedere la “prigione” dove è tenuto segregato l’ultimo lupo della Gran Bretagna. Clay rimane affascinato dalla ferocia selvaggia e dallo spirito indomito dell’animale. Lo battezza Nebbia e con l’aiuto di Ollie decide di liberarlo e di riportarlo nella natura. Ma le cose non sono così semplici come si scopre leggendo Nebbia (Il Castoro, 2019, euro 13,50, pp. 192), l’ultimo romanzo di Marta Palazzesi. A raccontarcelo è proprio l’autrice:

"Nebbia non è certo un cucciolo affettuoso, ma una belva feroce che vede (a ragione) nell’uomo il suo più grande nemico. La sfida di Clay non è tanto quella di aprire la gabbia, ma creare un legame con il lupo".

Perché Clay è tanto attratto da Nebbia?

"Perché è un ragazzo abituato a trascorrere le proprie giornate sulle rive del fiume, all’aria aperta, libero e privo di costrizioni. Insieme ai suoi due migliori amici, Tod e Nucky, forma la banda dei Terribili di Blackfriars Bridge, e la sua unica preoccupazione è quella di difendere il loro territorio dalle bande di mudlark rivali. Quando Clay incontra Nebbia, non può che restare turbato dalla sua condizione e cercare di cambiarla: ai suoi occhi, infatti, il lupo è l’emblema stesso della libertà e non riesce a sopportare l’idea che un animale del genere, un animale che appartiene alle montagne e ai boschi, viva in una gabbia per il divertimento degli uomini. Decide così di aiutarlo a fuggire, o quanto meno di provarci".

La scelta di un lupo come animale protagonista da dove nasce?

"In Inghilterra, a partire dal Medioevo, i lupi sono stati sistematicamente cacciati fino alla loro completa estinzione. Non ne avevo idea e l’ho scoperto nel corso delle mie ricerche per il libro, mentre mi documentavo sul mondo del circo e la sua grande popolarità nell’epoca vittoriana. Così, ho deciso di unire tutti questi elementi: l’ambientazione storica, i mudlark, la realtà del circo e infine proprio il lupo, come emblema della libertà che troppo spesso l’uomo nega agli animali e alla natura in generale".

I lupi non se la passavano bene nell’Inghilterra vittoriana ma neppure ai ragazzi come Clay le cose andavano meglio. Come mai?

"L’epoca in cui regnò la regina Vittoria, nella seconda metà dell’Ottocento, è stata un periodo storico di grandi contraddizioni. Ricchezza e prosperità economica legate al progresso industriale e tecnologico da una parte, emarginazione e diseguaglianza sociale dall’altra. La condizione dei bambini, in particolare, era molto dura se appartenevano a famiglie povere e ha sempre suscitato il mio interesse. È stato proprio nel corso delle mie ricerche che mi sono imbattuta nei mudlark e ho pensato che costruire un protagonista attorno a questa figura sarebbe stato interessante".

Sembra incredibile che in una città come Londra si potesse vivere scavando nel fango come facevano i mudlark

"Al giorno d’oggi scavare lungo le rive fangose del Tamigi per cercare oggetti è un’attività amatoriale, ma all’epoca per molte persone rappresentava l’unica forma di sostentamento possibile. Era un lavoro estremamente faticoso ma che garantiva ai ragazzi la più totale libertà: rispetto ai loro coetanei obbligati a faticare sui telai delle fabbriche, nelle miniere oppure a fare gli spazzacamini, i mudlark erano padroni del proprio destino".

La copertina del libro
La copertina del libro
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